Sono piccoli, silenziosi, spesso dimenticati nei cassetti o abbandonati in fondo a un mobile. Eppure, nascondono una quantità sorprendente di plastica. Parliamo di telecomandi, asciugacapelli e caricabatterie: oggetti comuni che hanno un cuore “plastificato” e che, se non correttamente gestiti, finiscono per diventare un problema ambientale in termini di inquinamento e di mancate materie prime seconde generate.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, quest’anno dedicata all’inquinamento da plastica, Ecolight, consorzio del Sistema Ecolight da oltre vent’anni impegnato nella raccolta e nel riciclo dei RAEE, lancia un appello: «Dobbiamo iniziare a pensare ai nostri dispositivi elettronici non più come semplici oggetti, ma come potenziali risorse che possiamo restituire al pianeta», dice Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight. «Oggetti elettronici come telecomandi, asciugacapelli e caricabatterie sono una “miniera“ di plastica. Gestire correttamente questi rifiuti elettronici è restituire alla plastica contenuta in questi RAEE una nuova vita con il riciclo».
Una plastica che non si vede, ma c’è
Secondo recenti stime del consorzio, ogni famiglia italiana può custodire inconsapevolmente circa 3 kg di plastica “fantasma” nei piccoli elettrodomestici presenti in casa. Di questi oggetti, meno di 1 su 5 viene gestito correttamente.
Ecolight ha individuato tre prodotti di uso quotidiano che tutti possediamo per analizzare la quantità di plastica presente:
Il telecomando – piccolo, maneggevole, onnipresente. Dal divano alla camera da letto, è il re degli oggetti perduti tra i cuscini. Ma lo sapevi che un telecomando può contenere fino all’85% del suo peso in plastica? Quando smette di funzionare o viene sostituito, spesso finisce dimenticato in un cassetto. E con lui, anche la plastica che potrebbe essere recuperata. Importante: le pile vanno sempre tolte e conferite correttamente.
L’asciugacapelli – lo usiamo quasi ogni giorno, ma raramente ne valutiamo la composizione. In media, un asciugacapelli può contenere fino a 500 grammi di plastica, tra scocca, impugnatura e griglia protettiva. Eppure, alla fine della sua vita utile, molti lo gettano nell’indifferenziata, perdendo materiali preziosi e generando un impatto ambientale invisibile ma significativo.
Il caricabatterie – spesso dimenticato quando si cambia il telefono o accumulato in eccesso, contiene plastica in proporzioni notevoli, fino al 75% del suo peso totale, tra rivestimenti e componenti. Nonostante ciò, raramente viene trattato come un rifiuto elettronico, finendo invece troppo spesso nei rifiuti generici.
Qualche altro numero: il consorzio Ecolight ha fatto una stima su alcuni RAEE appartenenti alla categoria R4 (piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo)
Le soluzioni
Il primo passo è riconoscere i RAEE: quando un apparecchio elettrico o elettronico smette di funzionare deve essere conferito correttamente. Il secondo passo è metterlo nel posto giusto: non va nascosto in un cassetto e neppure buttato nell’indifferenziata. Deve essere portato in un centro di raccolta comunale oppure in un negozio che vende apparecchiature elettroniche. C’è infatti il diritto al ritiro “uno contro uno” che prevede la possibilità di restituire gratuitamente il vecchio prodotto al momento dell’acquisto di uno nuovo di equivalente funzionalità, ma anche al ritiro “uno contro zero” che vale per i piccoli elettrodomestici fino a 25 cm, senza obbligo di acquisto.
«Solo attraverso questi semplici accorgimenti possiamo evitare che plastica preziosa venga sprecata, e contribuire concretamente a una filiera più sostenibile», conclude il direttore generale.
Le soluzioni
Il primo passo è riconoscere i RAEE: quando un apparecchio elettrico o elettronico smette di funzionare deve essere conferito correttamente. Il secondo passo è metterlo nel posto giusto: non va nascosto in un cassetto e neppure buttato nell’indifferenziata. Deve essere portato in un centro di raccolta comunale oppure in un negozio che vende apparecchiature elettroniche. C’è infatti il diritto al ritiro “uno contro uno” che prevede la possibilità di restituire gratuitamente il vecchio prodotto al momento dell’acquisto di uno nuovo di equivalente funzionalità, ma anche al ritiro “uno contro zero” che vale per i piccoli elettrodomestici fino a 25 cm, senza obbligo di acquisto.
«Solo attraverso questi semplici accorgimenti possiamo evitare che plastica preziosa venga sprecata, e contribuire concretamente a una filiera più sostenibile», conclude il direttore generale.