L’argento, metallo prezioso per eccellenza, entra oggi in una nuova fase della sua lunga storia: quella della sostenibilità. In un mondo sempre più attento all’impatto ambientale, anche i materiali più tradizionali si reinventano. Oggi esiste un “argento green”, ottenuto da processi di recupero degli scarti industriali e certificato per garantire la sua tracciabilità. Ma cosa significa davvero produrre argento in modo sostenibile? Chi controlla questi processi? E quali aziende sono in prima linea in questa rivoluzione?
Argento riciclato: un settore in crescita e sempre più tracciabile
L’interesse per l’argento riciclato è in forte aumento. Questo metallo, largamente utilizzato in elettronica, gioielleria e pannelli solari, può essere recuperato da numerosi scarti industriali. Si tratta di un’opportunità importante per ridurre l’impatto ambientale dell’estrazione mineraria, che comporta spesso costi energetici elevati e utilizzo di sostanze chimiche pericolose.
Una delle sfide principali è garantire la tracciabilità del metallo riciclato. Per rispondere a questa esigenza sono nate certificazioni specifiche, come la “Chain of Custody” (CoC) dello standard RJC (Responsible Jewellery Council). Questa certificazione assicura che ogni passaggio, dalla raccolta degli scarti fino al prodotto finito, sia monitorato e documentato. È un processo che richiede rigore, ma che consente di distinguere l’argento realmente sostenibile da quello che non lo è.
Nel settore italiano, alcune aziende stanno emergendo come esempi virtuosi. Tra queste, Italpreziosi è una delle poche realtà in grado di offrire argento certificato CoC, posizionandosi come leader nella transizione verso materiali circolari. Le richieste da parte di brand di moda e alta gioielleria sono sempre più frequenti, spinte dal desiderio di rispondere alla crescente domanda di consumo energetico responsabile da parte dei consumatori.
Gli scarti industriali diventano risorsa: ecco come si estrae l’argento green
La trasformazione degli scarti industriali in argento utilizzabile è un processo complesso, ma ormai ben rodato. Il punto di partenza è l’individuazione di rifiuti contenenti argento, come i residui di lavorazione di:
- Circuiti elettronici
- Specchi
- Pellicole fotografiche
- Batterie
Questi materiali, una volta raccolti, vengono trattati in impianti specializzati in grado di separare l’argento da altri elementi.
Il processo di raffinazione prevede l’utilizzo di metodi chimici o elettrolitici. L’obiettivo è ottenere argento puro, adatto all’utilizzo in settori esigenti come quello medicale o dell’alta tecnologia. A differenza dell’estrazione mineraria, il riciclo dell’argento non comporta la distruzione di territori né la creazione di nuove miniere, riducendo notevolmente le emissioni legate alle energie rinnovabili.
Le aziende che investono in questa filiera pongono grande attenzione anche alla sicurezza ambientale. Ad esempio, ProGold, azienda vicentina attiva nel recupero di metalli, impiega impianti con sistemi di controllo delle emissioni e gestione dei rifiuti derivanti dal trattamento. Questo approccio contribuisce a rendere l’intero ciclo produttivo:
- più circolare
- meno impattante sul territorio
- conforme ai criteri ESG sempre più richiesti dai mercati finanziari
Chi certifica la sostenibilità e perché la trasparenza è un fattore competitivo
Ottenere una certificazione non è un processo banale: richiede investimenti, controlli indipendenti e un sistema organizzativo solido. Tuttavia, sempre più aziende scelgono questa strada per garantire al cliente finale che il prodotto acquistato rispetti criteri etici e ambientali. Oltre alla già citata CoC del RJC, esistono altre certificazioni come:
- Fairmined
- Fairtrade
che coprono sia l’origine dell’argento che le condizioni di lavoro.
La trasparenza è diventata un vero e proprio asset competitivo. Brand di moda, designer indipendenti e aziende tecnologiche preferiscono oggi materiali certificati, non solo per una questione etica ma anche per proteggere la propria reputazione. Avere una filiera circolare e sostenibile consente di comunicare in modo efficace il proprio impegno ambientale, elemento ormai centrale nella strategia di molte imprese.
Infine, anche i consumatori stanno diventando più consapevoli. Secondo recenti indagini, oltre il 70% degli acquirenti è disposto a pagare di più per un prodotto sostenibile e tracciabile. In questo contesto, l’argento green non rappresenta più una nicchia, ma una concreta possibilità di innovazione per tutto il comparto. L’Italia, grazie alle sue competenze storiche nella lavorazione dei metalli preziosi, può giocare un ruolo chiave in questa trasformazione.
Fonte: prontobolletta.it