In Italia, le persone con una certificazione o a cui è stata erogata una pensione o una indennità legata alla disabilità sono 7 milioni e 658 mila, dei quali 4 milioni e 245 mila sono over 651. L’Istat, nelle indagini di popolazione, seguendo l’approccio proposto dalla Convenzione ONU, stima che sono 2 milioni e 921 mila le persone che, a causa dell’interazione negativa tra condizioni di salute e ambiente di vita, non sono in grado di svolgere le attività che normalmente un individuo compie nel corso della vita.
Nel nostro Paese una serie di leggi, tra cui la Legge Stanca (4/2004) e le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG), riconoscono e proteggono il diritto delle persone con disabilità di accedere ai servizi informatici e telematici della pubblica amministrazione. Questo obbligo, oggi, è stato esteso anche alle aziende private a prescindere dal fatturato e con esenzioni solo per le microimprese, come previsto dalla Legge sull’Accessibilità che entrerà in vigore a partire da giugno 2025.
Garantire l’accessibilità digitale è una decisione etica, che apre il mercato a milioni di potenziali utenti che preferiscono supportare organizzazioni i cui prodotti sono accessibili. È in questa occasione che UNGUESS, la prima piattaforma in Italia a utilizzare la metodologia del crowdtesting su prodotti digitali, ha dato vita ad Accessibility by Crowd, un sistema semi-automatico che permette di individuare le violazioni di accessibilità presenti sui prodotti digitali (siti web, applicazioni, software) e avanzare suggerimenti per il miglioramento. Il tutto grazie al coinvolgimento di tester esperti in accessibilità provenienti dalla community di TRYBER, il cosiddetto crowd, che simulano l’esperienza di reali utenti con disabilità attraverso test manuali e l’utilizzo di tecnologie assistive (screen-reader, tastiera, software di ingrandimento) per identificare le barriere digitali che possono compromettere l’accessibilità e l’usabilità di un sistema.
“L’attività di testing svolta dai tester esperti sull’accessibilità si concentra su un perimetro ben definito, che può includere interi siti o app oppure specifiche sezioni e funzionalità critiche per l’esperienza utente. Ogni non conformità sarà riportata all’interno della nostra piattaforma con screenshot, video e dettagli che descrivono il principio violato e come non replicare il comportamento non conforme. Grazie a questo approccio, il cliente ha tutti gli strumenti per riprodurre il problema in autonomia, mettendo in pratica i suggerimenti di remediation per correggerlo”, afferma Alessia Casorati, UX researcher & Accessibility Expert di UNGUESS.
Con il supporto di un Web Accessibility Expert verrà, in seguito, analizzato l’intero sistema rispetto ai criteri WCAG per redigere la dichiarazione di accessibilità obbligatoria, da inserire nel footer dei siti web o nelle pagine informative delle applicazioni mobile. Per sensibilizzare i professionisti sulle nozioni di base dell’accessibilità, le normative e gli strumenti utili, sono previste anche sessioni formative ai team di design e di sviluppo.
“Il 98% dei siti web nel mondo non soddisfa i requisiti minimi di accessibilità: si tratta di un numero spaventosamente alto. Oggi più che mai, l’innovazione tecnologica deve andare di pari passo con l’inclusione. Come UNGUESS, il nostro obiettivo è trasformare il web in un ambiente realmente fruibile a tutti, perché un prodotto digitale che esclude una parte della sua potenziale utenza è un prodotto incompleto“, conclude Alessia Casorati.