L’industria italiana, che rappresenta una quota significativa delle emissioni di gas serra in Europa, si trova di fronte a una doppia sfida: decarbonizzare i propri processi produttivi e mantenere la competitività. Questo il dilemma al centro di due nuovi studi condotti dall’Istituto Affari Internazionali (IAI)con il supporto con Environmental Defense Fund Europe (EDF Europe) e presentati oggi durante il webinar dal titolo “Le industrie energivore in Italia tra competitività e decarbonizzazione”.
L’evento – a cui hanno preso parte Pier Paolo Raimondi, ricercatore senior nel programma “Energia, clima e risorse” dello IAI, Massimo Micucci, Senior Consultant e portavoce per l’Italia di Environmental Defense Fund Europe, Andrea Prontera, Professore associato all’Università di Macerata, Marco Ravazzolo, Direttore dell’area Politiche per l’Ambiente, l’Energia e la Mobilità di Confindustria, Carlo Bardini, Coordinatore delle attività europee e internazionali del dipartimento Energia del MASE – ha rappresentato un’occasione per dialogare su una strategia di transizione per l’Italia che non solo rispetti gli impegni climatici, ma che possa anche stimolare l’innovazione tecnologica e garantire posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, delle tecnologie pulite e nella gestione delle emissioni di metano.
In particolare lo studio “Italy’s Energy-Intensive Industries amid Competitiveness and Decarbonisation” mette in evidenza che, sebbene l’Italia stia facendo progressi verso la riduzione delle emissioni industriali, rimane dipendente dal gas naturale, di cui è uno dei principali importatori dell’Unione europea. Lo studio suggerisce che, accanto a soluzioni come l’elettrificazione e l’adozione dell’idrogeno in alcuni settori specifici, un’azione cruciale per l’Italia è rappresentata dalla riduzione delle perdite di metano, specialmente nel settore energetico e nella distribuzione del gas, per migliorare ulteriormente le performance di decarbonizzazione. Anche se le emissioni di metano provenienti dalla catena del valore del gas in Italia sono già diminuite significativamente negli ultimi decenni (71,9% dal 1990), esse rappresentano ancora quasi l’80% delle emissioni fuggitive totali di metano del Paese. Affrontando i ritardi normativi e stabilendo un quadro politico stabile allineato al nuovo Regolamento UE sul metano, l’Italia può ridurre ulteriormente le emissioni e raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici europei.
La ricerca “European and Italian Just Transition Policies amid Industrial Decarbonisation and External Policies” esplora, invece, come l’Italia e l’Unione europea possano integrare la transizione giusta nelle politiche industriali, per evitare che i territori più vulnerabili, come quelli dipendenti dalle industrie ad alta intensità energetica, subiscano impatti negativi sul piano economico e sociale. A questo proposito si sottolinea l’importanza di sviluppare politiche di compensazione per le regioni in difficoltà e di favorire una transizione inclusiva che possa portare benefici sia a livello nazionale che internazionale, con un focus particolare sull’Africa e la regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa).
“Ridurre le perdite di metano del settore energetico rappresenta una delle azioni più rapide, efficaci e meno costose per l’Italia per accelerare la transizione rafforzando, allo stesso tempo, anche la propria competitività industriale”, ha commentato Léa Pilsner, Senior Policy Manager di EDF Europe. “Un impegno deciso in questa direzione, sostenuto da un’implementazione chiara e ambiziosa del regolamento Ue, non solo aiuterà a centrare gli obiettivi climatici europei, ma, con la guida dell’Italia, garantirà una transizione equa anche per i territori più esposti e dipendenti dai combustibili fossili”.
“L’Italia deve perseguire una strategia industriale olistica che possa permettere di sfruttare le opportunità tecnologiche ed economiche. Per questo, è necessario un piano industriale che comprenda tutte le tecnologie efficaci per la decarbonizzazione industriale lavorando attivamente anche in sede europea”, ha commentatoPier Paolo Raimondi, ricercatore senior dello IAI. “Per sostenere la trasformazione industriale, è necessaria anche una politica sociale adeguata finalizzata alla creazione di alternative e strumenti compensativi. Tale approccio deve anche definire la politica estera italiana riconoscendo le sfide e le opportunità dettate dal contesto energetico e geopolitico, come riconosciuto dal Piano Mattei. In tal senso, le recenti iniziative annunciate dalla Commissione europea forniscono un’opportunità ulteriore all’Italia nel definire la cooperazione industriale e climatica tra Europa e Africa.”