In questi giorni, mentre si discute della presunta fine della globalizzazione, l’Unione europea si sta preparando ad affrontare un difficile confronto con l’amministrazione Trump sui dazi, ma su un punto sembra esserci già un accordo: gli acquisti online provenienti dalla Cina. A inizio febbraio, la Commissione Europea ha lanciato un’indagine su alcuni giganti dell’e-commerce, tra cui Temu e Shein, accusandoli di esportare prodotti che potrebbero non rispettare le normative europee in termini di sicurezza e qualità, e di aggirare i dazi doganali, poiché molte spedizioni sono esenti da questi.
Per far fronte a questo, Bruxelles sta progettando di eliminare la soglia di esenzione dai dazi per gli acquisti cinesi sotto i centocinquanta euro. Inoltre, sono previsti controlli più severi già nelle fasi di spedizione e si punta a rendere omogenee le verifiche doganali tra tutti i Paesi membri dell’Ue. Un cambiamento simile è avvenuto negli Stati Uniti nei giorni scorsi, quando Donald Trump ha introdotto un dazio del 34% sulle importazioni cinesi e ha firmato un ordine per abolire il regime “de minimis“, che consentiva agli americani di acquistare merci cinesi fino a ottocento dollari senza pagare dazi, come si legge su msn.com.
A partire da ora, i pacchi in arrivo dalla Cina saranno soggetti a dazi in base al loro valore, con una soglia minima fissata a cinquanta dollari. Questa mossa ha incontrato il favore delle associazioni dei commercianti, ma ha suscitato malcontento tra quelle dei consumatori. Di fatto, sia in Europa che negli Stati Uniti, sta per concludersi l’era degli acquisti online a prezzi stracciati. Nel 2024, l’Unione europea ha visto importazioni per un valore di 4,6 miliardi di euro di pacchi di scarso valore, il quadruplo rispetto al 2022, con il 90% di queste spedizioni provenienti dalla Cina. Temu e Shein sono due dei nomi più noti in questo settore, con una vasta gamma di prodotti a prezzi estremamente bassi. I consumatori sono disposti a aspettare anche settimane o mesi per ricevere la merce, che arriva dai porti asiatici. I settori maggiormente coinvolti sono abbigliamento, accessori, profumi e cosmetici, spesso di qualità inferiore. Sebbene il fenomeno della “fast fashion” abbia impatti negativi sull’ambiente e sulla concorrenza con i negozi tradizionali, il risparmio resta un forte incentivo per gli acquirenti.
L’introduzione di questi nuovi dazi potrebbe avere gravi conseguenze per l’e-Commerce cinese. La società che controlla Temu ha visto crollare il suo valore in borsa del 28% in meno di tre settimane, un calo simile a quello di Alibaba. Sebbene l’anno sia iniziato con un bilancio negativo (-3%), i dati restano migliori rispetto a un periodo di tempo più lungo. Per Shein, non essendo quotata in borsa, è più difficile stimare l’impatto economico derivante dalla possibile riduzione delle vendite.
L’e-Commerce sembra destinato a essere uno dei principali settori a risentire di queste nuove normative. Con l’introduzione di dazi e una maggiore attenzione alla sicurezza, la zona grigia che ha consentito a milioni di consumatori di fare acquisti senza rispettare pienamente le leggi nazionali si sta restringendo. In questo contesto, la globalizzazione come l’abbiamo conosciuta sembra avviarsi verso una fine.