Esiste un elemento che governa ed è garante di tutta l’economia digitale, comprese le procedure di incasso e pagamento e i servizi finanziari: la cyber security. Senza di essa, sarebbero minati non solo gli aspetti procedurali ma soprattutto la fiducia dei consumatori che è un elemento imprescindibile per tutto il sistema.
Considerata questa importanza, oggi Arena Digitale intervista Maurizio Pimpinella, presidente della Fondazione Italian Digital Hub e della Associazione prestatori servizi di pagamento.
Presidente, qual è lo stato dell’arte della sicurezza nel nostro Paese?
Al momento, la situazione per l’Italia è piuttosto delicata. Il nostro è un Paese da tempo esposto agli attacchi hacker e i più recenti avvenimenti geopolitici ci hanno ulteriormente posto in allerta. Negli ultimi mesi, infatti, sono stati numerosi gli attacchi ad enti o ad infrastrutture critiche come aeroporti, ospedali, siti istituzionali e imprese. Questa situazione è confermata anche dal recentissimo e autorevole Rapporto Clusit secondo il quale in Italia, nel 2022, è stato registrato un aumento degli attacchi del 40%. Il dato è particolarmente significativo se comparato a livello globale in quanto nel resto del mondo gli attacchi sono stati 1.382, con una crescita dell’11% in rallentamento rispetto al +21% del 2022. Fortunatamente, i danni registrati al momento non destano eccessiva preoccupazione, sintomo di una certa capacità di reazione tempestiva da parte del sistema, ma è comunque necessario tenere alto il livello di attenzione.
Abbiamo esordito sottolineando l’importanza della sicurezza cibernetica per l’economia digitale, definendola “garante” della stessa: cosa vuole aggiungere a riguardo?
Un aspetto significativo che va tenuto sempre presente è che il processo di trasformazione digitale non è solo destinato a non arrestarsi ma persino ad accelerare e ad essere ancora più pervasivo di quanto già non lo sia oggi. Per questo motivo, senza digitale e senza tecnologia tutto rischia di fermarsi: dai servizi agli investimenti, creando danni potenzialmente irreparabili. Per questo motivo la cybersecurity è garante non solo dell’economia ma anche della società digitale.
Ci faccia un esempio.
Un esempio è quello di ricorrere all’intelligenza artificiale e agli algoritmi per intercettare le frodi.
Un effetto collaterale della globalizzazione e della tecnologizzazione della società, infatti, è quella di esporre la stessa ai pericoli digitali. Un fenomeno dal quale nessuno è risparmiato e che può comportare danni per la crescita economica e per lo sviluppo, in aggiunta anche a rilevanti costi sociali e ambientali, andando poi a finanziare il crimine organizzato internazionale.
Fortunatamente, ci sono a disposizione dei mezzi per fronteggiare questo genere di pericoli, anche se poco conosciuti. Si tratta di strumenti che sfruttano l’intelligenza artificiale, complessi ma semplici come principio e che garantiscono il reperimento di informazioni di grande importanza nel deep e nel dark web. L’intelligence informativa come questa non è fantascienza ma un grande alleato a nostra disposizione.
L’interconnessione portata dalla globalizzazione e dalla rivoluzione digitale comporta degli indubbi vantaggi ma anche dei limiti. Strumenti di analisi informativa di questo genere sono pertanto utili a prendere le necessarie precauzioni e hanno anche il vantaggio di essere utilizzati in tanti casi diversi: dai fenomeni criminosi a quelli metereologici, dal terrorismo alle pandemie.
Quanto è versatile l’intelligence informativa governata dalla IA?
Sono numerosi gli ambiti di applicazione di questo genere di tecnologie. L’intelligenza artificiale per sua natura tende ad accrescere le proprie competenze e gli ambiti di applicazione, motivo per cui è in grado di espandersi in vari settori.
Dall’ordine pubblico alla sanità, dal contrasto al riciclaggio alle frodi finanziarie, dalla gestione dei dati personali alla tutela dei servizi PA.
Per quanto riguarda, invece, la sicurezza in ambito finanziario, recentemente nel rapporto annuale CONSOB si sottolineano i pericoli legati alle piattaforme di scambio di criptovalute, cosa pensa a riguardo?
Secondo il rapporto, solo 14 delle 188 piattaforme censite può dichiararsi sicuro sotto vari profili. Un’esigua minoranza. Tralasciando quindi gli aspetti finanziari, resta il fatto che le criptovalute e l’ecosistema che gli gira attorno rappresentano vari altri aspetti critici. Se proprio si intendesse averci a che fare, sarebbe opportuno almeno farlo attraverso i canali ufficiali e sicuri sotto il profilo cibernetico. In ambito finanziario ci sono tanti gatti e tante volpi, così come tanti “campi dei miracoli” che promettono di guadagnare cifre iperboliche a fronte di uno sforzo insignificante. Ebbene, l’educazione finanziaria e quella digitale sono uno strumento importante anche sotto questo profilo, in quanto insegnano alle persone a conoscere e quindi a proteggersi da questo genere di pericoli sia sotto l’aspetto economico sia sotto quello tecnologico. Per questo motivo, dobbiamo incentivarne la diffusione sia verticale che orizzontale a partire dalle scuole.
Quali, infine, sono le indicazioni che emergono?
Gli attacchi legati alla cyber sicurezza rappresentano oggi un rilevante fattore di rischio per tutti, ma ciò che è ancora più rilevante è la percezione che si ha del pericolo. Nessuno di noi, infatti, può considerarsi esentato da dai pericoli. Al di là dei consigli pratici e generali che rimangono sempre gli stessi, quello che è importante è maturare una consapevolezza generale dell’importanza della sicurezza cibernetica per lo sviluppo socioeconomico, ciò che rappresenta uno sforzo in più rispetto a quanto solitamente viene fatto. Se da un lato, infatti, l’attenzione verso piattaforme o contesti non conformi può tutelarci non poco, dall’altro è spesso necessario ricorrere a sistemi di indagine più fini e approfonditi capaci però di fornirci le informazioni necessarie a favorire uno sviluppo armonico delle nostre attività.