«In un periodo complesso come quello che stiamo vivendo le banche non si devono nascondere, ma essere sempre presenti a fianco delle famiglie e delle imprese, mettendo a loro disposizione gli strumenti per affrontare le crescenti necessità e non perdere la fiducia». Nelle parole di Giovanni Pirovano traspare in tutta evidenza l’impronta lasciata da Ennio Doris, il fondatore di Banca Mediolanum recentemente scomparso dal quale ha rilevato il testimone alla presidenza del gruppo, e quel suo chiedersi sempre: «Cosa posso fare per i miei clienti e il mio Paese?».
Il ritorno inatteso dell’inflazione e la crescente incertezza legata non più alla sola pandemia, ma anche alle vicende geopolitiche, hanno infatti creato una situazione in cui gli istituti di credito sono chiamati ad assumere con grande responsabilità una sorta di ruolo «socialmente utile», che possono assolvere «continuando a esercitare bene il proprio mestiere», spiega Pirovano, che non rinuncia a tener fede al proprio ruolo istituzionale e alla presenza nel Comitato di Presidenza dell’Abi. «Resto fiducioso che una soluzione ci sia a patto che si crei un sistema in cui tutti svolgano la propria parte: banche, imprese, famiglie e soprattutto lo Stato».
In quale modo l’intervento pubblico può aiutare?
Le imprese sono di nuovo in difficoltà e chiedono in maniera insistente provvedimenti immediati e a elevato impatto. Occorre quindi replicare l’esperienza effettuata dopo lo scoppio dell’epidemia Covid ed estendere la concessione di garanzie pubbliche sui prestiti a favore di chi è colpito dalla crisi. Mi auguro che il Governo si impegni su questo già fin dai prossimi giorni.
Non si rischia così di rendere permanenti agevolazioni create soltanto per gestire l’emergenza?
I finanziamenti non devono essere concessi in modo indiscriminato, ma dopo un’attenta analisi che permetta di selezionare fra le pratiche le sole aziende che dimostrino di avere un progetto valido. E allo stesso tempo occorre avere attenzione per le posizioni debitorie, che non vanno cristallizzate ma classificate per quello che sono, cioè inadempienze probabili come chiede la stessa vigilanza Bce.
E per le famiglie?
Con la crisi c’è chi è costretto a ridurre i consumi e anche chi tende ad arroccarsi e non investire più i risparmi. Ma con l’inflazione questa non è certo la scelta migliore: gli oltre 1.800 miliardi di euro che i risparmiatori tengono fermi nei conti corrente rappresentano un’enorme inefficienza sistemica, che il Paese non può più permettersi, e che a maggior ragione occorrerebbe impiegare nell’economia reale per creare un circolo virtuoso. E se il nostro compito è di spiegare bene i vantaggi di un’azione simile, quello del Governo è di introdurre aliquote fiscali migliorative di quelle attuali a favore di chi investe nel medio e lungo termine, proprio come a suo tempo si fece per i Pir.
Torniamo alle banche italiane, secondo lei sono in grado di assolvere a questo compito?
Il nostro sistema ha tutte le carte in regola per gestire l’impatto che deriva dal conflitto e per dare sostegno ai clienti, anche perché il grado di patrimonializzazione degli istituti di credito italiani è più che adeguato, con un livello medio di CeT 1 del 15% e quindi doppio rispetto a quello della precedente crisi del 2008. Oggi poi ci sono più strumenti a disposizione e l’integrazione con le soluzioni tecnologicamente più avanzate ha reso le banche più resilienti e in grado di svolgere un’azione proattiva nell’accompagnare i clienti nelle scelte di ogni giorno.
L’innovazione sembra la sfida più complessa per molte banche. Riusciranno a superarla?
Chi metterà la tecnologia più semplice, comoda e intuibile a disposizione dei clienti per le operazioni avrà le maggiori possibilità di sopravvivere. Questa è infatti la via più adatta non solo per dare soluzioni migliori ai problemi finanziari di famiglie e imprese, ma anche per ricevere fedeltà da parte loro.
Quale ruolo per Banca Mediolanum in questo sistema?
Siamo una banca nata nel 1997 senza sportelli e abbiamo anticipato di almeno 25 anni la tendenza del settore, ma non per questo ci siamo fermati e la nostra curiosità ci ha spinto a non sottovalutare mai l’innovazione tecnologica, ovunque si affacciasse. Continuiamo quindi a presidiare questo ambito, producendo ogni sforzo per migliorare la nostra piattaforma, aggiornandola e rendendola sempre più amichevole ai nostri clienti e a costi contenuti. Ma tutto questo non basta.
Perché?
A fianco di fenomeni quali la digitalizzazione crescente non bisogna dimenticare l’importanza della figura del consulente che sta a fianco dei clienti e si pone come un riferimento stabile nel tempo: da una parte insegna loro con pazienza a utilizzare la tecnologia e dall’altra li assiste in maniera corretta e trasparente nelle scelte, aiutandoli a sentirsi più fiduciosi nella propria situazione finanziaria e patrimoniale. È con questo duplice impegno, nei confronti di innovazione e consulenza, che pensiamo di fare il loro interesse.
Il settore bancario italiano è in perpetuo fermento, siete sempre convinti di andare avanti per la vostra strada da soli?
La crescita di Banca Mediolanum prosegue per via organica, siamo presenti in due grandi Paesi come Italia e Spagna che costituiscono da soli un quinto del Pil europeo. Abbiamo quindi di fronte un campo di azione enorme e intendiamo dedicarvi tutte le nostre forze, percorrendolo con l’entusiasmo e la determinazione di sempre.
Intervista ripresa dal Sole 24Ore del 7.4.2022