La pandemia ha ampliato le disuguaglianze economiche tra i cittadini e l’educazione finanziaria è lo strumento per correggere queste distorsioni e tutelare soprattutto per i gruppi sociali più vulnerabili. Per questo l’Ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha diffuso ieri le proprie raccomandazioni ai paesi aderenti e non, per implementare una strategia nazionale di alfabetizzazione finanziaria dei cittadini, allo scopo di fornire le linee guida lungo le quali orientare gli interventi organizzati a livello nazionale. Il documento è stato presentato ieri in un webinar da Chiara Monticone, senior policy analist dell’Ocse, la quale ha sottolineato come le raccomandazioni siano state varate in sede di Consiglio Ocse a livello ministeriale, ossia al più alto livello, come risposta al drastico peggioramento economico delle famiglie nell’ultimo anno, a causa delle misure restrittive imposte dal Covid. Le raccomandazioni rappresentano una sorta di decalogo operativo che punta a fornire obiettivi di fondo, modalità operative e best practices per «sostenere i processi decisionali in materia di risparmio, investimento e pensioni». Un corpus consistente di obiettivi, modalità e principi da seguire per rendere efficaci le iniziative per elevare il livello di conoscenza competenza e abilità in materia di gestione del denaro.
Punto di partenza, secondo l’Ocse, è la base dati su cui poggiare le strategie di alfabetizzazione finanziaria: prima dell’implementazione delle iniziative, per definirne priorità e obiettivi e successivamente, per valutarne l’efficacia. Altro caposaldo delle raccomandazioni è rappresentato da una governance autorevole e indipendente, in grado di collaborare in modo efficace con i soggetti pubblici, privati e con il no profit. Particolare attenzione è dedicata a identificare le priorità: dall’accesso ai servizi finanziari all’accesso al credito alla gestione del debito fino alle scelte di medio e lungo termine come il risparmio previdenziale, da guidare tenendo conto dei bis comportamentali che in qualche modo complicano questo scelte. Educazione finanziaria, secondo l’Ocse, si sostanzia in un processo di inclusione finanziaria, ossia di partecipazione consapevole degli individui nelle proprie scelte in materia di denaro. Non a caso un focus è dedicato ai gruppi social che mostrano una maggiore vulnerabilità: i giovani, le donne, le imprese di piccole dimensioni, gli anziani, i rifugiati, i migranti.
Per la realizzazione di questo framework, l’Organizzazione si avvale della collaborazione dell’International Network on Financial Education (INFE) che si occupa di definire nel dettaglio materiali, temi e modalità operative a vantaggio dei soggetti nazionali chiamati a sviluppare le strategie nazionali. Quella italiana è in capo al Comitato Nazionale per l’Educazione Finanziaria, diretto da Annamaria Lusardi: «C’è un’ analogia tra le malattie e l’ignoranza finanziaria: entrambe ci impediscono di vivere serenamente, si abbattono sui gruppi più deboli, hanno alti costi, per noi e per la società. Le statistiche non sono il nostro destino – ha aggiunto -, si possono cambiare. Durante il Mese dell’educazione finanziaria abbiamo visto iniziative che hanno la potenzialità di trasformare la conoscenza finanziaria nel nostro Paese». Il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, ha ricordato la correlazione tra conoscenza finanziaria e resilienza economica. E che i 126 miliardi accantonati nell’ultimo anno sui c/c come risparmio e mancata spesa, richiamino la necessità di un maggior protagonismo del Comitato Nazionale per l’Educazione Finanziaria e della sua strategia nazionale.