Una data governance autonoma, resiliente, in linea con i principi europei e il contrapposizione con gli over the top. Ecco la via europea proposta dalla Commissione con un regolamento che si offre come ‘modello alternativo’ alle pratiche di trattamento dei dati delle grandi piattaforme tecnologiche.
Il pacchetto prevede regole chiare per la trasparenza e la neutralità delle società intermediarie dei dati, i cosiddetti “data intermediaries” o “broker” ovvero le aziende che gestiscono i dati sensibili.
L’esecutivo Ue prevede che le società che intendano porsi come intermediarie di dati siano tenute a notificare all’autorità pubblica competente l’intenzione di fornire tali servizi. Spetterà quindi agli Stati membri controllare il rispetto dei requisiti e la stessa Commissione Ue terrà un registro degli intermediari di dati. E’ inoltre prevista la creazione di un comitato europeo per l’innovazione nei dati per dare sostegno ai governi. Non vi è però l’obbligo per i broker di dati di stabilire la propria sede nell’Ue. Le società dovranno anche garantire una la separazione strutturale tra il servizio di condivisione dei dati e qualsiasi altro servizio fornito per evitare eventuali conflitti di interessi. Per la condivisione con Paesi terzi dei dati non personali “altamente sensibili” è inoltre prevista una supervisione delle autorità competenti. “Vogliamo creare un mercato unico dei dati e non lo stiamo facendo contro qualcuno, lo stiamo facendo per noi, perché abbiamo delle debolezze”, causate dall’attuale “frammentazione”, ha precisato il commissario per il Mercato interno Thierry Breton.
Il regolamento “non introduce l’obbligo di condividere i dati per nessuno – ha spiegato la commissaria alla Concorrenza e al Digitale, Margrethe Vestager – ma introduce condizioni giuste per consentire a persone, aziende e autorità di condividere i dati in modo sicuro”.
L’obiettivo, si legge nel documento di Bruxelles, è facilitare la condivisione dei dati – in tutta l’Ue e tra i diversi settori dell’economia – aumentando la fiducia dei cittadini e delle aziende. In ambito sanitario, per esempio, un maggiore e più agevole scambio dei dati potrebbe far avanzare la ricerca per trovare cure per malattie rare o croniche. Secondo i calcoli della Commissione l’accesso ai dati e il loro riutilizzo possono generare vantaggi sociali ed economici valutabili fra l’1 e il 2,5% del pil Ue. Le nuove misure proposte potrebbero dunque far aumentare il valore economico annuo della condivisione dei dati fino a 7-11 miliardi entro il 2028.