Fin dal tempo delle primarie per la corsa alla Casa Bianca abbiamo imparato che Donald Trump, attuale inquilino del 1600 di Pennsylvania Avenue, è spesso molto distante dal Partito Repubblicano di cui sarebbe massima espressione. Questa distanza dal suo stesso partito è stata mostrata anche da alcune recenti evidenze che riguardano i big tech, l’avvento di Libra e delle altre cripto valute, salvo poi ricomporsi, almeno in parte.
Il Presidente USA, infatti, si è da subito schierato, con la sua solita sequela di tweet, in posizione contraria a Facebook e ai suoi progetti monetari, inoltre, non ha mai mostrato particolare simpatia in generale nei confronti degli OTT locali che, da un lato vorrebbe utilizzare come ariete contro la Cina ma di cui, dall’altro, vorrebbe limitare la crescita.
L’audizione alla Commissione Servizi Finanziari del Senato USA
Recentemente, ad esempio, la Commissione servizi finanziari della House of Representatives ha approvato – con voto favorevole dei Democratici e contrario dei Repubblicani – la bozza di una norma anti big tech, la “Keep big tech out of finance act”, un atto che punta letteralmente a tenere fuori dal mondo dei servizi finanziari le imprese tecnologiche con almeno 25 miliardi di fatturato annuo.
Una mossa ufficiale importantissima che rientra in un contesto di azioni e dichiarazioni che si schierano contro l’iniziativa della Calibra Association. Sia Trump sia il Congresso e la FED vogliono vederci chiaro e capire quanto sia ambizioso – e quindi pericoloso – il progetto avviato da Libra: per questo si è recentemente tenuta un’audizione in Senato con David Marcus, il top manager alla guida di Calibra.
La posizione ufficiale di Calibra
L’atteggiamento di Marcus nei confronti dei senatori è stato conciliante nel volerli rassicurare che il progetto Libra partirà solo dopo che le autorità avranno concesso ogni autorizzazione. Marcus ha esordito volendo stimolare l’istinto patriottico e protezionista dei senatori dicendo che «Gli Stati Uniti devono guidare il mondo delle criptovalute prima che lo facciano altri» e confermando ogni sforzo di Facebook da un lato per contrastare le attività illecite legate al mondo crypto e dall’altro per tutelare la privacy dei futuri utilizzatori di Libra, dichiarando che «le informazioni finanziarie di Libra non saranno condivise in nessun caso con Facebook».
Marcus ha, poi, escluso categoricamente la possibilità che Libra abbia lo scopo di sostituire le monete nazionali: non è da escludere, tuttavia, che questa sia una mossa più tattica e politica e che questo genere di finalità saranno valutate con l’evolversi del mercato. In effetti, il timore di “intromissione monetaria” nei confronti del dollaro non riguarderebbe tanto il territorio nazionale degli Stati Uniti quanto le economie di tutti quei paesi che si appoggiano al dollaro come “moneta rifugio” in luogo di quella locale per sostenere le proprie economie. Questo potrebbe essere, quindi, lo spazio in cui Libra andrebbe ad inserirsi, riducendo il ruolo esterno della moneta americana.
Se ciò non bastasse, l’annuncio di Libra ha aperto la strada (o fatto emergere) ai progetti finanziari di altre aziende tra cui, ad esempio, Google che già progetta il lancio dei propri coin.
Gli esiti dell’audizione
In conclusione dell’audizione, i senatori sono rimasti ancora fortemente dissuasi dall’accettare le spiegazioni fornitegli da Facebook, tanto che il senatore anziano della Commissione, il democratico Sherrod Brown, ha dichiarato senza mezzi termini che «Facebook ha dimostrato con gli scandali degli ultimi anni che non merita la nostra fiducia. Saremmo pazzi a permetterle di fare esperimenti con i conti bancari della gente», facendo eco al Presidente della Commissione Mike Crapo preoccupato dalla gestione dei dati di Facebook.
La vision dell’amministrazione Trump
L’attuale amministrazione USA mostra un generale ostracismo nei confronti dei big tech anche alla luce dei numerosi studi che confermano la disponibilità dei cittadini americani di affidarsi ai servizi finanziari offerti da questo genere di imprese.
Tra poco più di un anno, ci saranno le nuove elezioni presidenziali e siamo agli inizi della campagna elettorale per le primarie. Trump ci sarà, ed è il candidato più credibile al momento, tenuto conto dell’affollamento tra i democratici e dell’esigua concorrenza in seno ai repubblicani. I temi finanziari e di politica tecnologica (nazionale ed internazionale) saranno centrali per la prossima disfida e Trump ha già iniziato la sua campagna su questi temi rosicando voti, consensi e sondando le opinioni degli americani così come si conviene ad un tycoon esperto.