Non solo il Governo, anche gli operatori dei pagamenti si preparano alla partenza del cashback prevista nella sua fase sperimentale per il 1° dicembre per intercettare i consumi natalizi. Molti operatori ragionano già su altri incentivi “privati” – tagli alle commissioni o cashback aggiuntivi – per mettersi in scia alle misure pubbliche che sollecitano l’uso degli strumenti elettronici di pagamento.
Il funzionamento è noto: chi eseguirà almeno 50 acquisti in un semestre, pagando in negozio senza usare il contante, riceverà un rimborso pari al 10% di una spesa fino a 1.500 euro. Potrà quindi ricevere fino a 150 euro ogni sei mesi, 300 euro in un anno. Tenendo conto «delle transazioni fino ad un valore massimo di 150 euro per singola transazione».Ad accreditare le somme sarà sempre la Consap, che verserà direttamente sull’Iban indicato in fase di registrazione (o dopo) sull’app «Io», dove bisogna indicare il proprio codice fiscale e gli strumenti di pagamento elettronici che si intende usare.
Ma il regolamento consente anche di registrarsi «nei sistemi messi a disposizione da un issuer convenzionato» (cioè gli operatori che forniscono gli strumenti di pagamento, carta o app).
«Visto che si lascia ai prodotti digitali la possibilità di gestire in modalità Api (application programming interface, ndr), stiamo lavorando all’integrazione del meccanismo del cashback su BancomatPay», racconta Alessandro Zollo, ad di Bancomat al Sole 24Ore del 26 ottobre. Secondo cui il piano cashless del governo – emergenza contagi permettendo – va nella giusta direzione e potrà cavalcare anche la maggior propensione ai pagamenti elettronici dovuta alla pandemia. «Il circuito PagoBancomat, ad esempio, ha già visto aumentare le transazioni del 15% rispetto al 2019, grazie soprattutto all’implementazione dei pagamenti contactless, che – dice Zollo – sono il principale driver di crescita». Per i rimborsi del “periodo sperimentale” di dicembre sono disponibili 227,9 milioni di euro. Ci sono invece poco più di 1,3 miliardi per ciascuno dei tre semestri successivi. Se le risorse non consentono il pagamento integrale dei rimborsi spettanti – si legge nel Dm – «gli stessi sono proporzionalmente ridotti». I limiti, però, «possono essere integrati con le eventuali maggiori entrate derivanti dall’emersione di base imponibile conseguente all’applicazione del programma».
L’intero piano “Italia cashless” (dalle detrazioni del 19% solo per alcune spese tracciabili fino alla lotteria degli scontrini) potrà portare in aggiunta, fino al 2025, «una riduzione annua del sommerso di 0,7 miliardi di euro e un recupero Iva di 0,8 miliardi» sottolinea Lorenzo Tavazzi, responsabile della Community cashless di The European House-Ambrosetti. L’Italia, che è ancora indietro anche nell’uso delle carte, «ha oggi uno dei set di misure più completo d’Europa – osserva Tavazzi –. E il solo cashback potrà dare una spinta importante all’economia, aumentando i consumi tracciabili di 46 miliardi al 2025».
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