“Un aumento generalizzato del 10% dei dazi all’importazione negli Stati Uniti e del 50% per le importazioni dalla Cina – spiega Lucio Miranda, presidente e fondatore di ExportUSA – potrebbe spingere l’inflazione fino a un massimo teorico del +1,5%, l’effetto reale sarà però decisamente più contenuto”.
Da una nota di ExportUSA, l’impatto più realistico collocherà l’aumento dell’inflazione causato dall’aumento dei dazi tra lo 0,3% e lo 0,5%, grazie a due fattori chiave:
- Parte – se non tutto l’aumento del dazio – sarà, probabilmente, assorbito da fornitori esteri e importatori americani
- È atteso un effetto sostituzione dalla Cina verso i beni provenienti da altri Paesi meno colpiti dai dazi
L’analisi si basa sull’indice PCE (Personal Consumption Expenditures), strumento utilizzato dalla Federal Reserve per le decisioni di politica monetaria, in quanto riflette meglio le abitudini di consumo degli americani.
“Non è sufficiente – aggiunge Lucio Miranda – soffermarsi sulle teorie econometriche pubblicate dalla FED. Un altro elemento da monitorare riguarda la logistica globale: il riallineamento delle catene di fornitura, necessario per adattarsi ai nuovi dazi, richiederà tempo e comporterà colli di bottiglia in vari segmenti: rotte marittime, disponibilità di navi e container, trasporti terrestri, stoccaggi e personale. Tutto ciò potrebbe far aumentare i costi logistici e, di riflesso, i prezzi al consumo, anche se si tratta di un effetto indiretto non incluso nelle stime di impatto inflattivo diretto”.
Da queste premesse si evince che le aziende americane della distribuzione hanno margini sufficienti per assorbire i l’aumento dei dazi USA senza frenare la propria redditività: dal grafico, infatti, appare chiaro che i profitti delle società americane hanno superato il trend storico negli ultimi anni: tutto questo offre loro un cuscinetto finanziario che potrebbe aiutare la distribuzione americana ad assorbire i nuovi dazi, senza compromettere crescita e competitività.
Ad avallare la teoria di ExportUSA, la notizia della scorsa settimana: Walmart ha avviato negoziati con i fornitori cinesi per far sì che si accollino il 66% dell’aumento dei dazi di importazione dalla Cina.