di Maurizio Pimpinella
Il governo ritorna sulla disciplina dei servizi di pagamento esattamente a due anni di distanza dall’ultimo decreto legislativo del dicembre 2017 che ha consentito alla seconda direttiva sui servizi di pagamento (PSD2) di produrre effetti nel nostro ordinamento. Lo schema del nuovo decreto legislativo, approdato ieri sera in Consiglio dei ministri per l’esame preliminare, mira a correggere il tiro su quanto finora disposto in materia di commissioni interbancarie su carte, trasparenza delle condizioni contrattuali, ripartizione delle responsabilità in caso di pagamenti elettronici non autorizzati e di mancata o inesatta esecuzione.
Nello specifico, l’esecutivo intende rafforzare il regime sanzionatorio per chi non rispetta i limiti imposti alle commissioni interbancarie su carte dall’interchange fee regulation (2015/751) a livello europeo, tentando di virare ancora di più verso la tanto auspicata “armonizzazione massima” richiesta dal legislatore europeo in questo settore. Tra le novità figura, inoltre, la riduzione del limite alle commissioni per i pagamenti di importo inferiore a 5 euro nonché la previsione del limite di 0,05 euro per operazione singola, fermi quelli già introdotti dello 0,2% del valore dell’operazione per le carte di debito e dello 0,3% per le carte di credito in caso di operazione combinata.
In auge anche nuove misure di trasparenza delle condizioni e dei rapporti contrattuali, data la crescente fidelizzazione elettronica e a distanza della clientela, e l’espressa previsione del diritto di regresso del prestatore di servizi di pagamento di radicamento del conto nel caso di interposizione di prestatori terzi (TPP) all’interno della catena di pagamento. La bussola punta perciò sempre più in direzione favor consumatoris in chiara ottica di abbandono del contante e corrispondente diffusione dei pagamenti elettronici e digitali di cui l’attuale governo si fa portavoce. Ciò che resta da chiarire è se tale intervento risulterà essere incisivo in termini pratici, accompagnando e coadiuvando lo sviluppo tecnologico, o se si limiterà ad aggiustamenti non idonei a migliorare l’efficacia della disciplina limitandosi ad appesantire il quadro normativo in esame.
Ai posteri l’ardua sentenza.