Sfruttare l’intelligenza artificiale per “aiutare a tutelare l’integrità psicofisica dei lavoratori” e “abbattere il muro orribile dei mille morti all’anno, di tre morti al giorno”. Questa è la sfida lanciata dall’ex ministro del Lavoro e presidente Centro studi Lavoro e Welfare, Cesare Damiano, nel corso dell’incontro “Ripensare il lavoro. L’evoluzione della contrattazione collettiva tra innovazione, tradizione e nuove intelligenze”, organizzato oggi da Cifa a Genova, ai Magazzini del cotone, in occasione della seconda giornata del Festival del lavoro. “Di questo tema- ricorda Damiano- ha parlato l’Organizzazione internazionale del lavoro, che ha presentato un rapporto il 28 aprile scorso, nella Giornata mondiale della salute e della sicurezza sul lavoro: ormai, ci sono tantissimi dispositivi, dal badge di cantiere al cantiere digitale, dai microchip nei dispositivi di protezione individuale all’airbag di caduta, dall’avvistatore per l’uomo solo o l’uomo isolato all’intelligenza applicata ai muletti e ai carrelli che trasportano le merci e che si arrestano nel caso in cui vengano individuati degli ostacoli”.
Il punto, sostiene l’ex ministro, è “finanziare, anche con le risorse dell’Inail chi già va in questa direzione, le imprese che investono in questi dispositivi per diminuire i morti sul lavoro, gli incidenti, l’inabilità e le malattie professionali”. Bisogna però fare attenzione, avverte Damiano, perché “un conto è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale ai fini della tutela dell’integrità psicofisica del lavoratore, un altro conto è per controllare il lavoratore”. Ci sono opportunità, ma ci sono anche rischi. “Il rischio- rileva- è quello dell’invasione nella privacy del lavoratore, il rischio è che attraverso gli algoritmi si intensifichi il lavoro della persona, il rischio è quello da tecno-stress”.
Il bilancio tra opportunità e rischi, aggiunge l’ex ministro, può essere affrontato “attraverso una sana contrattazione. Se negli anni ’70 la contrattazione prevedeva, soprattutto a livello aziendale, i comitati mensa, cottimo o qualifiche ambiente, nel nuovo tempo nel quale stiamo vivendo, bisognerebbe avere una commissione nazionale e decentrata che tratti il tema dell’intelligenza artificiale. Applicarla vuol dire farlo insieme, datori di lavoro e lavoratori”. Sicuramente, conclude, “si tratterà di sviluppare un filone nuovo di contrattazione. Le commissioni bilaterali possono aiutare a scavare questo problema e, poi, dal momento che esiste una legge europea, c’è una traduzione in corso di legge nazionale e c’è il rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, bisogna tradurre quelle linee guida in comportamenti”, considerando che “l’intelligenza artificiale può avere tre livelli di impatto: sull’occupazione, sulle professionalità e, soprattutto, sulla prevenzione”.
Le prime risposte possono arrivare dalla “terza via” della contrattazione collettiva, stipulata da Cifa Italia e Confsal, che ha dato vita a un osservatorio sull’intelligenza artificiale. “Questa è una grande risposta necessaria affinché si possa creare un gruppo di lavoro che monitori l’impatto dell’intelligenza artificiale nelle micro e piccole imprese, che sono quelle che sono rimaste un po’ più indietro”, rileva il presidente di Cifa Italia e di FonARCom, Andrea Cafà.
Nel corso dell’incontro al Festival del Lavoro, è stato rimarcato anche che “la contrattazione Cifa-Confsal non fa dumping- sottolinea il presidente- adesso, c’è il tema dell’equivalenza della contrattazione collettiva e, da qui a breve, credo che la contrattazione collettiva Cifa-Confsal andrà oltre le equivalenze. Quindi, sarà una contrattazione ricca, una contrattazione rivolta agli imprenditori che vogliono investire sulle risorse umane”. Cafà aggiunge che “vogliamo che la ‘terza via’ della contrattazione collettiva sia seguita dagli imprenditori che vogliono creare una ricchezza all’interno della società, perché investono nelle risorse umane, e una ricchezza per la società, perché quelle risorse umane saranno in grado di portare grandi risultati alla stessa azienda”.
Il segretario generale di Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, evidenzia che “il paradigma fondante del nuovo modello di contrattazione di Confsal è che ogni lavoratore va visto come una persona che svolge una particolare mansione. Le mansioni sono tante e differenziano i lavoratori per grado di responsabilità e di specificità tecnica e, quindi, anche per il trattamento economico”. Però, precisa, “la persona-lavoratore è un concetto unificante, portatore di diritti universali, a cui devono corrispondere tutele piene, complete e universali”.