Temu, la popolare piattaforma di shopping online cinese, ha iniziato ad addebitare quasi completamente ai consumatori americani i nuovi dazi doganali introdotti dall’amministrazione Trump. I rincari sui prodotti importati dalla Cina sono diventati così consistenti da far lievitare i prezzi fino a oltre il doppio rispetto al costo iniziale, alimentando il dibattito sull’effetto inflazionistico delle nuove misure commerciali, come riporta leganerd.com.
Fino a poco tempo fa, le spedizioni con un valore inferiore a ottocento dollari erano esenti da dazi doganali grazie a un’esenzione nota come regola “de minimis”. Tuttavia, a partire da oggi, queste spedizioni sono soggette a una tassa fissa di almeno cento dollari per articolo oppure a un’imposta proporzionale del 120% sul valore del prodotto.
Temu, che fa capo alla società PDD Holdings Inc., ora richiede ai clienti statunitensi di sostenere queste spese aggiuntive al momento del pagamento, oltre al normale prezzo dell’oggetto.
Un’indagine condotta su quattordici articoli tra i più venduti e spediti dalla Cina ha mostrato che le nuove imposte spesso superano il costo del prodotto stesso. Per esempio, una ciabatta elettrica dal prezzo di 19,49 dollari è gravata da oneri doganali pari a 27,56 dollari, più del prezzo del prodotto (circa 1,41 volte tanto). In media, i dazi rappresentano oltre il 124% del valore degli articoli acquistati.
La situazione è diversa per i prodotti già immagazzinati sul territorio statunitense: in questi casi, Temu mantiene i prezzi stabili, senza applicare costi extra. Un’analisi dei bestseller della piattaforma mostra che sessantasei degli ottanta articoli principali sono attualmente spediti da centri logistici interni agli Usa, secondo quanto riferito da Bloomberg.
Già nei mesi precedenti, in previsione dell’entrata in vigore delle nuove tariffe, Temu aveva invitato i fornitori cinesi a spedire in anticipo grandi quantità di merce verso i magazzini americani. Questo modello logistico, definito dall’azienda come “custodia parziale”, consente a Temu di gestire la piattaforma senza possedere direttamente l’inventario.
Tuttavia, una volta terminate le scorte presenti negli Stati Uniti, si prevede un nuovo aumento dei prezzi, soprattutto se i dazi sulle importazioni dalla Cina dovessero mantenersi a livelli elevati, fino al 145%.
Anche Shein, altro gigante cinese della moda low cost, ha già ritoccato i prezzi verso l’alto per i consumatori americani. In alcuni casi, i rincari hanno superato il 300% rispetto ai prezzi precedenti. Entrambe le piattaforme avevano annunciato che avrebbero iniziato ad applicare gli aumenti una settimana prima della fine dell’esenzione fiscale “de minimis”.