Secondo un’analisi pubblicata da The Economist, l’intelligenza artificiale potrebbe diventare un alleato prezioso nei negoziati di pace, al punto da contribuire concretamente alla definizione di un possibile accordo per porre fine al conflitto in Ucraina.
In un mondo segnato da tensioni geopolitiche e da relazioni internazionali sempre più complesse, i diplomatici necessitano di strumenti innovativi. Tra questi emergono i modelli di intelligenza artificiale, capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti e di offrire un’analisi più profonda delle posizioni in campo. Questa iniziativa è stata lanciata dal Center for Strategic and International Studies (CSIS), con il coinvolgimento del Consiglio per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. L’obiettivo principale è fornire ai negoziatori occidentali strumenti utili nei colloqui sulla guerra in Ucraina.
Il cuore tecnologico del progetto è il Futures Lab, che ha messo a punto un simulatore basato su input di esperti, analisi mediatiche e un archivio contenente 374 accordi di pace storici. Il sistema consente agli utenti di inserire obiettivi e priorità, generando proposte di accordo che vengono poi valutate in base alla probabilità di essere accettate dalle diverse parti coinvolte, come si legge su unian.ua. Il Futures Lab sta anche sperimentando con intelligenze artificiali che riproducono il comportamento di leader storici o politici. Ad esempio, “Xibot” replica lo stile decisionale del presidente cinese Xi Jinping. Altri avatar digitali si ispirano a figure come Gengis Khan, George Patton o Sun Tzu. Secondo Benjamin Jensen, questi strumenti possono stimolare nuove idee e approcci strategici.
Parallelamente, l’Università della California, a Berkeley, sta sviluppando un assistente AI addestrato esclusivamente su documenti del Consiglio di Sicurezza Nazionale del 1951, con l’obiettivo di offrire un ampio ventaglio di prospettive. Tuttavia, alcuni modelli AI, come DeepSeek, Gemini e Llama, hanno mostrato comportamenti estremi durante le simulazioni: ad esempio, il sistema Llama ha scelto l’opzione militare nel 45% dei casi, mentre altri bot si sono dimostrati eccessivamente concilianti, secondo quanto riferito dalla studiosa Jacqueline Schneider della Stanford University.
Il prossimo passo sarà integrare questi modelli con strumenti di teoria dei giochi, in modo da prevedere le mosse delle controparti sulla base delle loro motivazioni strategiche. Tra gli strumenti in fase di sviluppo ci sono modelli come Competing in the Shadow of Technology e il celebre Predictioneer’s Game di Bruce Bueno de Mesquita. Quest’ultimo, in passato, ha già dimostrato una notevole capacità di previsione, anticipando ad esempio l’avvio di negoziati sulla guerra in Ucraina nel 2025.
Secondo alcune proiezioni, nei prossimi cinque anni l’intelligenza artificiale potrebbe assumere un ruolo da protagonista non solo nella diplomazia, ma anche in molti altri ambiti, sostituendo gradualmente gli esseri umani in varie professioni. Oltre ai ruoli manuali come magazzinieri, cassieri, addetti alle pulizie e impiegati nel commercio al dettaglio, sono considerate a rischio anche professioni più qualificate, come quelle dei traduttori, degli agenti immobiliari e dei consulenti finanziari.