A dimostrazione della complessità e della contraddittorietà delle relazioni economiche tra Ue e Cina, mentre da Pechino il portavoce del ministero degli esteri plaude alla sterzata della Commissione europea a favore del rilancio del dialogo con la Repubblica popolare per maggiori scambi e investimenti continentali, Bruxelles ha indicato che si profila una stretta sulle importazioni di basso valore vendute tramite rivenditori online di Paesi terzi e mercati che ospitano operatori commerciali di tali terzi.
La Cina è direttamente chiamata in causa: nella comunicazione resa nota oggi, la Commissione europea indica che l’anno scorso il 91% di tutte le spedizioni di e-Commerce di valore fino a centocinquanta euro in entrata proveniva dalla Cina, il loro volume è più che raddoppiato tra il 2023 e il 2024 passando da 1,9 miliardi a 4,17 miliardi di articoli.
Si tratta di un’impennata che coincide con la crescita ‘estremamente rapida’ di alcuni marketplace online; Temu e Shein (cinesi appunto), in particolare, sono cresciuti in modo esponenziale nel mercato europeo raggiungendo oltre settantacinque milioni di utenti nel giro di pochi mesi nel 2024. Alimentata da pubblicità online pervasiva, prezzi bassi e consegne ultraveloci, la fornitura di beni di basso valore tramite tali marketplace online ha a sua volta generato una forte domanda. I rischi derivano dal fatto che circa metà dei prodotti falsi sequestrati alle frontiere della Ue che violavano i diritti di proprietà intellettuale delle pmi sono stati acquistati online.