I PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati da Greenpeace Italia nell’ambito dell’indagine indipendente “Acque Senza Veleni”. L’organizzazione ambientalista, che tra settembre e ottobre 2024 ha raccolto campioni in duecentotrentacinque città di tutte le Regioni e le province autonome, ha presentato nei giorni scorsi la prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque potabili in Italia.
Le molecole più diffuse sono risultate, nell’ordine, il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in centoquattro campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in cinquantotto campioni, il 22% del totale).
Per approfondire in particolare i dati sull’inquinamento da PFAS nella Regione Lazio e nella città di Roma, il gruppo locale di Greenpeace Roma, in collaborazione con ISDE e il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, domenica 2 febbraio alle ore 18:30, presso Esc Atelier Autogestito, organizza la presentazione dei risultati del campionamento nazionale sulla contaminazione da pfas nelle acque potabili italiane.
Nonostante l’Italia ospiti alcuni dei più gravi casi di contaminazione dell’intero continente europeo (in zone aree del Veneto e del Piemonte), a oggi i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche. A partire dall’inizio del 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi. I parametri di legge fissati a livello comunitario sono però stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche (ad esempio quelle diffuse dall’EFSA) tant’è che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana.
Per questo, numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre) e gli Stati Uniti hanno già adottato limiti più bassi. “È inaccettabile che, nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, il nostro governo continui a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente – afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti“.