Il seminario di aggiornamento di oggi è stato dedicato ad un fenomeno di particolare attualità: l’embedded finance: un tema di particolare attualità. L’importanza dell’incontro è stata testimoniata anche dalla partecipazione dei presenti, oltre 70, tutti fortemente interessanti e coinvolti nel dibattito.
L’Embedded Finance sta rivoluzionando il settore dei servizi finanziari, favorendo la concorrenza e l’innovazione e fornendo nuovi flussi di entrate per le imprese. In breve, per Embedded Finance s’intende l’integrazione dei servizi finanziari in prodotti e servizi di uso quotidiano, rendendoli più accessibili e convenienti per i consumatori. Questo nuovo approccio, chiamato anche “open banking” o “banking-as-a-service”, consente alle imprese al di fuori del settore finanziario di offrire servizi finanziari ai propri clienti attraverso un’integrazione semplificata con banche, fintech o altre entità regolamentate.
Per inquadrare questo fenomeno possiamo dire che il contesto dell’embedded finance varrà 7.2 trilliardi di dollari globalmente entro il 2030 e €720 miliardi per le aziende europee entro il 2026, secondo uno studio di Coleman Parkes per OpenPayd.
Nel corso di questo nuovo appuntamento di formazione promosso dal centro studi A.P.S.P. in collaborazione con Claudio Cubito, CEO di GrowishPay, è stato approfondito nel dettaglio tale applicativo.
“Un Embedded Finance Enabler offre l’opportunità di integrare molteplici servizi di embedded finance riducendo il time-to-market, a costi inferiori, evitando errori, grazie alla sua esperienza trasversale e verticale. Per sfruttare al massimo le potenzialità dell’embedded finance occorre orchestrare diverse soluzioni, ognuna scelta per la sua specificità, fare continui test as-a-service con un approccio da startup. Se si sceglie un approccio monolitico, mono soluzione o mono fornitore, si rischia di finire su un binario unico in cui è la tecnologia che guida il modello di business e non viceversa. Spesso ci si affaccia all’embedded finance perché lo ha fatto un concorrente, e si “copia” il suo approccio. Un enabler aiuta invece a comprendere qual è l’approccio giusto per il proprio use case, fornisce strumenti per testare il market-fit con MVP as-a-service, trova soluzioni out-of-the-box. Le soluzioni di embedded finance migliorano ed evolvono continuamente: un enabler fa continua ricerca e sviluppo e testing di soluzioni. E’ il suo core business, verticale”. ha dichiarato Claudio Cubito nel corso del suo intervento.
Le soluzioni di embedded finance migliorano ed evolvono continuamente: un enabler fa continua ricerca e sviluppo e testing di soluzioni. E’ il suo core business, verticale. Utilizzare un core banking orchestrator che integra diversi providers di embedded finance permette di utilizzare business logics, competenze, microservizi ed integrazioni già testate e pronte all’uso, senza “reinventare la ruota”, riducendo il time-to-market ed il total cost of ownership. Esempi di embedded finance ne abbiamo, ad esempio, nel fenomeno del BNPL o nella costituzione di ecosistemi finanziari omnicanale.
L’embedded finance fornisce come visto un’interfaccia che rende le transazioni semplici e intuitive, migliorando l’esperienza utente, al quale verranno offerte maggiore convenienza, transazioni più veloci e risparmio di tempo e fatica. Di conseguenza, tutti questi vantaggi si traducono in maggiori entrate per le aziende: quando viene offerto ai consumatori un processo intuitivo, questi sono più facilmente disposti a spendere. Inoltre, con un’interfaccia più user-friendly, i clienti vorranno continuare a usare i prodotti di un’azienda che può così capitalizzare la loro fedeltà.