Nel presentare la sua relazioni annuale, lo scorso 31 maggio, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha trattato, tra le altre cose, i temi dell’innovazione e dei pagamenti elettronici, anche alla luce della loro capacità di produrre valore non solo per la loro filiera di appartenenza ma anche per altri settori.
Centrale in questo senso è stata la diffusione delle nuove tecnologie. “Nel 2020 sono cresciuti i bonifici online, le transazioni con carta via internet, i pagamenti elettronici, la quota di banche che consente alla clientela di gestire le richieste di finanziamento da remoto”. Nonostante questo, “gli investimenti in tecnologie informatiche rimangono bassi. Il processo di rinnovamento delle infrastrutture va accelerato adeguando al tempo stesso competenze e assetti organizzativi. Le banche che nel recente passato hanno maggiormente investito nelle tecnologie per la valutazione del rischio di credito sono state quelle che dallo scoppio della pandemia più hanno aumentato i finanziamenti alle imprese”.
“Start-up innovative (Fintech), grandi imprese tecnologiche (Big Tech), società che operano nella grande distribuzione così come nella fornitura di servizi quali elettricità e telecomunicazioni offrono oggi, con benefici per i loro clienti, anche servizi finanziari. La concorrenza è particolarmente elevata nel settore dei pagamenti, dove l’innovazione è stata favorita dalla regolamentazione europea che rende ora possibile l’offerta di servizi innovativi basati sull’accesso di terze parti, previo consenso, ai conti della clientela (l’open banking)”. Circa la metà degli investimenti in innovazione tecnologica programmati per il prossimo biennio da banche e intermediari non bancari “risulta essere destinata a progetti di questo tipo”. L’innovazione tecnologica è anche destinata a modificare l’offerta di finanziamenti. “Si va diffondendo l’utilizzo di tecniche avanzate di valutazione del merito di credito che ricorrono a una molteplicità di dati, anche non strutturati. Valutazioni basate su algoritmi non possono sostituire completamente il giudizio formulato dagli analisti; aggiungendosi alle informazioni qualitative raccolte dagli intermediari, ne costituiranno però un complemento sempre più importante, in particolare per specifiche nicchie di mercato”.
Visco ha, poi, parlato, anche dei rischi di natura cibernetica che la rivoluzione digitale comporta. “Attività malevole e azioni criminali, in aumento, possono insidiare la sicurezza dei sistemi informatici e apportare danni economici agli intermediari e alla clientela. Assumono inoltre rilievo rischi operativi quali quelli connessi con il crescente ricorso all’esternalizzazione, spesso presso pochi operatori non soggetti a vigilanza, di fasi rilevanti di processi produttivi, il cui malfunzionamento può assumere rilevanza sistemica. Né va sottovalutato il pericolo di frodi, di comportamenti discriminatori, di un uso improprio dei dati personali generato da applicazioni che si avvalgono di big data e dell’intelligenza artificiale”. Per fare fronte a questi rischi “le autorità di controllo sono impegnate a definire regole e procedure non per frenare i cambiamenti in atto, ma per fare in modo che l’innovazione non costituisca una fonte di instabilità o di esclusione finanziaria”.
Infine, anche la transizione verso una economia sostenibile è destinata “a produrre significativi cambiamenti nell’industria finanziaria. Essa offre agli intermediari l’opportunità di migliorare i profili reddituali contribuendo, allo stesso tempo, agli obiettivi di riduzione delle emissioni. Il finanziamento di progetti ecosostenibili e l’emissione di green bonds, ad esempio, possono consentire un aumento dei ricavi e, in prospettiva, una riduzione del costo della provvista. Le banche potranno inoltre beneficiare dello sviluppo di servizi di consulenza per le imprese che intendono raccogliere fondi per iniziative con un impatto ambientale positivo e del collocamento di prodotti di risparmio gestito orientati a questo segmento di mercato”.