I pagamenti elettronici stanno vivendo il loro periodo di boom. Complice la pandemia che ha annullato ogni tipo di contatto, anche per pagare il conto al ristorante o la spesa alla cassa del supermercato, i numeri delle transazioni sono vertiginosi. Nel 2020, a fronte di un calo dei 13% dei consumi, i pagamenti digitali sono arrivati a 5,2 miliardi di transazioni. Significa che il calo rispetto al 2019 è stato -0,7%, praticamente un nulla che di questi tempi significa aver fatto bingo. Nexi, azienda italiana leader nel settore di pagamenti elettronici, ammette che quello che i pagamenti digitali hanno fatto in un anno si pensava potessero farlo in 4-5 anni. Studi del Politecnico di Milano dicono che se fino al 2019 i pagamenti digitali rappresentavano il 29% del totale dei pagamenti, a fine 2020 sono arrivati a comporre il 33% della torta. Nexi dal canto suo ha registrato un aumento sul pagamento digitale tramite Pos (+140% grazie a circa 5 milioni di clienti), ma ne ha registrato uno gigantesco anche nelle operazioni portate a termine con smartphone: sul mercato italiano le operazioni sono cresciute dell’80%.
A cosa è dovuto questo boom? Senza dubbio alla pandemia che ha costretto tutti a limitare al massimo ogni tipo di contatto, ma anche ai nuovi modi di vendere soprattutto nel mondo della ristorazione e poi ad un boom ancora più strabiliante dell’e-commerce reso quasi obbligatorio in particolar modo a primavera 2020 nel primo lockdown. Basti pensare che l’anno scorso 2 milioni di italiani hanno acquistato online per la prima volta nella loro vita.
Quanto piace il Pos mobile
Proprio i nuovi modi di fare ristorazione – da leggersi, delivery – hanno anche spinto la vendita dei Pos mobili che secondo l’osservatorio SumUp, fintech specializzata in lettori di carte portatili e soluzioni di pagamento per PMI e piccoli commercianti, hanno visto una crescita del 60% di vendite ai ristoratori.
Del resto il mobile Pos (lo strumento che può essere utilizzato ovunque, non necessariamente in cassa). Va da sé che i rider l’hanno sfruttato al meglio, ma anche i tassisti, gli ambulanti e ora pure i ristoratori che possono servire solo all’esterno e si evitano ogni volta il tragitto tavolo-cassa. Si tratta poi di un servizio al cliente che così può tenere sempre in mano la carta senza perderla di vista per qualche minuto (il tempo in cui il cameriere la porta alla cassa per effettuare la transazione). In generale il pagamento digitale evita code in cassa, evita gli assembramenti, è sicuro e Covid-free; i clienti lo intendono sempre di più come il Telepass per le autostrade che costa sì una tariffa fissa mensile, ma minima e lo fanno volentieri. I commercianti, naturalmente, cavalcano l’onda e se ne dotano, anche attività insospettabili come quelle che vendono abbigliamento o calzature.
Bene anche i micropagamenti
Senza dimenticare che i pagamenti digitali stanno andando forte anche per i micropagamenti, come il classico caffè al bar. In questo caso Nexi non ha ancora dati frazionati su questa tipologia, ma riferisce con una certa sicurezza che la crescita è notevole e che il margine è stellare perché prima del Covid erano rari i micropagamenti digitali.
Contante quanto mi costi!
Le banche si trovano a dover gestire i nuovi costi della gestione della liquidità dei clienti. La Banca centrale europea impone loro tassi negativi e quindi per le banche non è più conveniente – anzi, controproducente – che i clienti abbiano troppi soldi sul conto corrente, come nel caso di Fineco, di Unicredit e Bper. Questa situazione sta portando alcuni istituti a prendere misure contro l’eccesso di liquidità. L’ultima banca in ordine di tempo ad aver preso una decisione radicale è il gruppo Ing, che da luglio eliminerà del tutto il denaro contante e diventerà «cashless».
Ma oltre alla difficoltà di trovare un punto di prelievo automatico soprattutto per chi abita in regioni dove la presenza di sportelli è più bassa, a breve potrebbe arrivare un cambiamento significativo dal punto di vista dei costi per i consumatori. Bancomat spa, la società che gestisce da quasi 40 anni i circuiti di pagamento e prelievo più diffusi e conosciuti in Italia e che ha come socie 125 banche italiane, ha studiato un progetto di revisione dei costi – riportato dal Corriere della Sera – che è al vaglio di un’istruttoria dell’Antitrust. «Tra le novità più importanti – scrive l’Autorità garante della concorrenza e del mercato – si registrano l’abolizione della commissione interbancaria e il pagamento della commissione applicata al prelievo – da parte del consumatore – direttamente all’istituto di credito dove è collocato l’Atm». Che cosa vuol dire? Che se questo modello dovesse essere approvato, chi ritira contante presso lo sportello di una banca di cui non è cliente potrebbe dover pagare non più una commissione interbancaria (se previsto dalle sue condizioni contrattuali) che è pari a 0,5 euro a prelievo, bensì una commissione di importo diverso a seconda della banca dove ritira. I consumatori rischierebbero di non sapere a priori i costi di prelievo. La commissione, oltre a non essere nota fino al momento del prelievo, potrebbe anche essere più alta, perché decisa discrezionalmente da ciascuna banca.
Originariamente pubblicato su: (https://www.italiaatavola.net/tendenze-mercato/economia-istituzioni/volano-i-pagamenti-digitali-pos-mobile-come-telepass/76866/)