Negli ultimi mesi – e a ragione – abbiamo considerato il 2020 l’anno dei pagamenti elettronici. Tale considerazione è, infatti, avvalorata sia dalle statistiche (che non mentono mai) sia dalla sensazione generale di consumatori ed operatori che questi strumenti di pagamento fossero ormai entrati saldamente nelle abitudini di tutti. Le recenti rilevazioni dell’Osservatorio Innovative Payments, infatti, confermato che in Italia si è sia ridotto lo scontrino medio sia incrementata la frequenza dell’utilizzato di strumenti di pagamento elettronici, con un +4% rispetto al 2019. Tuttavia, secondo quanto emerge dall’ultima ricerca della BCE, è evidente che il 2020 sia stato (paradossalmente) anche l’anno dei contanti. Il numero di banconote in circolazione si è, infatti, più che raddoppiato rispetto al 2019 (+130%) per un valore cresciuto dai 1.293 ai 1.435 miliardi di euro. Si tratta di dati incontestabili e che evidenziano il fatto che, specie in momenti di crisi, i cittadini europei considerino ancora il contante come una valida riserva di valore cui fare riferimento. Si stima, infatti, che una percentuale compresa addirittura tra il 70 e il 90 per cento delle banconote in circolazione siano sostanzialmente dormienti e non utilizzate per alcun tipo di transazione (o almeno di quelle registrabili). La ragione di tale fenomeno è, in parte, riferibile ai tassi dei depositi che stanno navigando sempre più spesso in territorio negativo ma denuncia anche il tendenziale amore per il contante che rimane tra i cittadini europei, nonostante l’evidente crescita dei pagamenti elettronici.
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