Il lockdown ha imposto una nuova normalità, in cui digitale e distanziamento hanno creato un perfetto connubio. McDonald’s ha subito fatta propria la nuova filosofia del tempo proponendo ai propri clienti un nuovo e più sicuro sistema di prenotazionne, tutto tecnologico, attraverso l’utilizzo di una app.
«Evitare file, mantenere le distanze, essere sicuri di potersi sedere all’interno di un ristorante – osserva Mario Federico amministratore delegato di McDonald’s Italia – l’emergenza Covid e le misure di sicurezza che ne conseguono ci stanno abituando a vivere in modo differente anche la quotidianità. Ecco perché McDonald’s Italia, per assicurare il massimo della comodità e della sicurezza dei suoi clienti, ha deciso di mettere a disposizione tramite app la possibilità di prenotarsi, sia per l’asporto sia per mangiare in sala. Entro fine giugno sarà resa disponibile una app che darà la possibilità di prenotare un tavolo, mentre è già in test in 150 ristoranti la app per prenotare l’asporto».
Un investimento in tecnologia digitale che ha visto il gigante del food collaborare con un startup italiana. «Insieme a loro – spiega Federico – saremo in grado di offrire diverse nuove opzioni a cominciare dal take away: voglio fare asporto ma non voglio restare in fila ad aspettare? Tramite la app verifico quante persone sono in attesa presso un nostro ristorante e mi prenoto (prendo un posto in coda), vengo avvisato quanto è il mio turno e a quel punto mi reco al ristorante, entro e faccio l’ordine che mi verrà consegnato subito. E poi “Eat in”: ho finito le commissioni e voglio mangiare da McDonald’s ma non ho prenotato? Tramite la app verifico la disponibilità immediata di un tavolo nel ristorante prescelto. Infine, appunto la prenotazione tavolo: amo programmare le mie uscite e voglio essere certo di trovare un tavolo libero? Grazie alla app seleziono uno dei nostri ristoranti dove voglio recarmi e prenoto il tavolo nella data e orario prescelti».
Insomma, il concetto di fast food (pasto veloce, per capirci) passa in secondo piano e lascia spazio all’attesa zero. Poi, magari, si mangia anche con più calma grazie ad un maggior ordine in sala e ad un minor traffico di persone. La seconda “leva” del cambiamento riguarda la gestione delle risorse umane: la pandemia ha costretto quasi tutti a un lavoro da remoto e accelerato l’introduzione dello smart working in Italia. «Si tratta di un’esperienza che tornerà utile anche in futuro – precisa Federico – il lavoro da remoto non uscirà dalla nostra organizzazione nemmeno alla fine dell’emergenza sanitaria. L’opzione smart working rimarrà per tutti i nostri lavoratori “in office” alternata alla presenza in ufficio in modo da concedere la flessibilità senza rinunciare all’arricchimento dello scambio di idee ed esperienze in ufficio. A ciò si aggiunge, ogni cinque anni, la possibilità di aggiungere due settimane di ferie (regalate dall’azienda) alle canoniche quattro e con sei settimane usufruire di un mini sabbatico».
E per i lavoratori dei ristoranti esiste un progetto specifico? «Abbiamo messo a disposizione un budget di 500mila euro l’anno. Siamo una delle poche realtà italiane ad avere il 35% di lavoratori universitari, mettiamo ogni anno a disposizione le nostre borse di studio. Per chi non svolge studi universitari, invece, mettiamo in palio lezioni di italiano (per gli stranieri) o lezioni di inglese (per gli italiani)».