Sfida totale dell’Unione Europea a Cina e Stati Uniti. Almeno in apparenza, infatti, l’effetto della Brexit è stato simile ad una sferzata alle sonnacchiose membra comunitarie i cui gangli nervosi hanno ora deciso di accelerare con verso una maggiore competitività tecnologica internazionale. A giorni, sarà presentata la strategia riguardante l’intelligenza artificiale e oggi il commissario alla concorrenza Vestager lancia la sfida “Vogliamo creare uno spazio dove i nostri campioni industriali possano condividere i dati e sviluppare servizi e tecnologie 4.0 in grado di competere con Usa e Cina”.
Secondo il punto di vista – in buona parte più che condivisibile – della Vestager, l’UE ha ormai accumulato un ritardo incolmabile nei confronti dei giganti tecnologici stranieri ma non per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, settore in cui l’UE vuole diventare un punto di riferimento. La politica della “seconda opportunità” vuole essere l’occasione per il più classico dei rilanci della strategia economica ed innovativa dell’UE.
Finalmente gli organi europei hanno intuito il vero valore del dato e sembrano ora decisi a sfruttarlo adeguatamente nel tentativo di mettere “a sistema” le eccellenze continentali. Secondo la Vestager il limite di cui sino ad oggi ha sofferto l’economia UE è stata l’incapacità di completare il mercato unico. Un errore che si vuol evitare di ripetere per quanto riguarda le nuove tecnologie. Il pilastro del libro bianco sull’AI è proprio la creazione di questo mercato: si tratta di uno spazio dove i big data possono essere condivisi tra aziende, anche di settori diversi, con l’obiettivo anche di migliorare i servizi cloud. Secondo Politico.eu, per realizzare questo grande spazio, la Ue è pronta a mettere sul piatto 6 miliardi di euro in collaborazione con i governi nazionali e imprese. “L’Europa vuole diventare il luogo ideale per la produzione e l’utilizzo dati di alta qualità per alimentare l’intelligenza artificiale – ha puntualizzato Margrethe Vestager – La necessità di definire una strategia di dati deriva dal fatto che ‘siamo ciò che mangiamo’, anche quando si tratta di dati che alimentano l’intelligenza artificiale: se mangi roba scadente, è probabile che lo sia anche l’algoritmo”.
A conclusione, è stata ribadita l’impronta liberale ed orientata alla concorrenza dell’economia europea. Il protezionismo non sarà mai di casa nell’UE e questa sarà forse la sfida più grande che ci attende, riuscire a vincere la sfida diventando i migliori e i più competitivi non semplicemente chiudendosi a riccio dietro inutili e poco fruttuosi protezionismi.