di Pierfrancesco Malu
Lungi dal voler innescare una polemica con il recente passato, è però necessario evidenziare gli atti di discontinuità che il Governo Draghi sta adottando fin dall’esposizione del programma e l’ottenimento della fiducia delle camere. Ieri, tutti siamo rimasti sorpresi dall’asciutto, coerente, incisivo e programmatico discorso tenuto da Mario Draghi in Senato, oggi è opportuno evidenziare la decisione del Premier di non replicare il discorso programmatico e di procedere direttamente al dibattito, riservandosi la possibilità di approfondire al suo interno alcuni punti. La scelta operata da Draghi è, allo stesso tempo, una lezione di diritto, una riforma costituzionale in potenza (pur nel rispetto dello status quo) e un cambio di stile a favore di un approccio più operativo.
Quanto avvenuto, infatti, potrebbe diventare una nuova consuetudine parlamentare in uno dei più importanti atti del processo costituzionale. Allo stesso tempo, non si sa se consapevolmente o inconsapevolmente, Draghi ha evidenziato l’anacronismo del bicameralismo perfetto decidendo, per quanto in suo potere, di velocizzare le procedure, pur mantenendo fede al “rispetto istituzionale” di cui è profondamente intriso il suo stesso discorso. Nel corso di questo terzo governo di legislatura non ci sarà certamente tempo e modo di affrontare l’ennesima proposta di riforma costituzionale indirizzata al superamento del bicameralismo perfetto, tanto è denso il programma delle iniziative da assolvere, ma questa dovrebbe essere una delle priorità del prossimo Parlamento eletto a emergenza sanitaria conclusa.
Il terzo elemento osservabile della scelta di Mario Draghi è, allo stesso tempo, stilistico e concreto. In questa fase, il Paese non ha tempo da perdere, bisogna mettersi a lavorare quanto prima e il pragmatismo del nuovo premier è evidente anche dalla decisione di voler tagliare quegli scarsi 50 minuti di discorso (tra i più brevi della storia) ormai superflui da replicare. Non si tratta di un gesto di irriverenza nei confronti di una delle due camere ma, anzi, del più alto sintomo del rispetto nei confronto dei Paese e delle istituzioni e della solenne serietà con cui è stato accolto l’incarico. Meglio a questo punto non perdersi in inutili chiacchiere e procedere col lavoro perché la strada è lunga e ricca di insidie.