di Pierfrancesco Malu
Arriviamo, finalmente, all’atto conclusivo (se mai ci sarà termine nel nostro cammino) di questo lungo viaggio tre le dinamiche sociali, politiche ed economiche di un continente che ci colloca al centro del mondo.
Dopo poco meno di trent’anni stiamo tornando in uno scenario da guerra fredda. Due blocchi, due aree di influenza in un mondo però globale.
Ancora non sappiamo dove e a quali eventuali escalation ci porterà, ma il confronto Stati Uniti – Cina sarà il tema raccordante la storia dei prossimi decenni. Ormai, è chiaro che il Paese asiatico sarà in grado di superare economicamente gli americani nel giro di pochissimo tempo, se questo non è ancora avvenuto. I cinesi, inoltre, hanno fatto passi da gigante sul campo tecnologico tanto che molti dei suoi prodotti sono già preferiti a quelli americani. L’unico campo in cui, apparentemente almeno, gli USA ancora prevalgono e quello militare, ma con un bacino umano come quello cinese e le risorse di cui dispongono è immaginabile che anche questo sarà destinato a cambiare. In politica estera poi, i cinesi nell’arco degli ultimi decenni sono stati in grado di tessere collaborazioni, alleanze e di creare sfere d’influenza importanti in varie aree del mondo: dall’Africa, al Sud America fino in Europa e all’Asia stessa, come è dimostrato dai rapporti allacciati per la realizzazione della “Nuova via della Seta”, anche se vari paesi europei stanno cercando di resistere a queste sinuose sirene mantenendo salda la “fedeltà” all’alleato d’Oltreoceano.
Gli equilibri già oggi pendono verso la Cina ma l’avvicendamento non sarà così lineare come ci si possa immaginare.
Se per quanto riguarda alcuni alleati regionali (Messico) o con i quali vi è assonanza culturale, linguistica o economica (Australia e Canada) mantenere saldo il fronte americano non dovrebbe essere difficile, un discorso diverso può essere fatto a proposito dell’UE che, a partire dalla sua natura geografica e culturale a cavallo tra due continenti è portata al multilateralismo, preferendo gestire autonomamente e in base alla propria scala di valori e priorità le alleanze.
Un problema abbastanza rilevante in realtà, anche se è difficile immaginare un’Europa del tutto filo-cinese, così come ora non è possibile immaginarla del tutto filo-americana, come dimostrano le tensioni commerciali con vari paesi, inasprite anche dall’atteggiamento dell’amministrazione Trump nei confronti della web tax.
Ma quindi l’Europa che può fare in questa situazione?
Il piano d’azione dell’UE sembra essere quello solito, quindi, che cerca di mantenere la propria posizione nel multilateralismo e nel libero scambio, sfruttando il suo ampio mercato interno e la combinazione delle sue possibilità diplomatiche e militari, rafforzando al contempo le sue difese contro la guerra cibernetica e l’acquisizione di proprietà intellettuali da parte cinese.
Il blocco del Vecchio continente probabilmente si schiererà dalla parte degli Stati Uniti, senza però essere disposto a farsi inglobare del tutto dagli americani, proteggendo gelosamente il suo diritto di stringere in maniera indipendente accordi con altri paesi del mondo. L’Europa, d’altra parte, non può permettersi (e forse nemmeno gli Stati Uniti) di ignorare la Cina, ovviamente, sia dal punto di vista politico ma anche per ciò che rappresenta per le nostre esportazioni. È più che normale che non si possa ignorare la capacità d’acquisto di un paese che rappresenta un’economia in pieno sviluppo fatta di un miliardo e trecento milioni di potenziali acquirenti.
Una politica lungimirante in questo scenario regionale (ma non troppo) sarebbe quella di incentivare la crescita dell’India, uno Stato che cerca la propria area di sviluppo, che può contare su grandi potenzialità umane ed economiche ancora inespresse ma che si contrappone in ogni modo allo strapotere cinese.
L’Europa, poi, dovrà decidere prima o poi se diventare grande e tornare a partecipare davvero alla politica mondiale, nonostante anche un evidente divario politico, economico, umano e militare nei confronti degli altri due contendenti, stabilendo una vera e propria terza via, o se vorrà essere per sempre il regolatore del mondo che non partecipa mai alle grandi discussioni.
Un episodio bonus sarà dedicato ai paesi ex sovietici e alla Russia vero anello di congiungimento in uno scenario globale ormai molto più ampio.