La Commissione europea deve aumentare il controllo antitrust per tener testa alla globalizzazione. Questa l’indicazione della Corte dei conti Ue che ha pubblicato un rapporto in tal senso. Secondo la Corte contabile la Commissione ‘ha fatto generalmente buon uso dei poteri e nell’ambito dei procedimenti antitrust e del controllo delle concentrazioni, ha ovviato ai problemi di concorrenza, tuttavia non ha ancora pienamente risposto alle nuove e complesse sfide legate al rispetto della normativa poste dai mercati digitali, dai volumi sempre crescenti di dati da analizzare o dalle limitazioni degli strumenti esistenti a sua disposizione’.
La Corte indica che la Commissione dispone di una limitata capacita’ di monitorare i mercati, accertare in modo proattivo le violazioni delle norme antitrust e verificare l’esattezza delle informazioni sulle concentrazioni. Negli ultimi dieci anni l’applicazione delle norme sulla concorrenza ha dovuto far fronte a profondi cambiamenti nelle dinamiche di mercato per l’affermarsi dei mercati digitali, dei big data e degli algoritmi di fissazione dei prezzi e la Corte ha verificato se la Commissione avesse fatto rispettare adeguatamente la normativa nell’ambito del controllo delle concentrazioni e dei procedimenti antitrust, valutando fino a che punto fosse riuscita a rilevare le violazioni e a indagare al riguardo in modo efficace.
La Corte ha riscontrato che era relativamente limitato il livello di risorse a disposizione della Commissione per monitorare i mercati alla ricerca di potenziali problemi e per accertare d’ufficio casi di antitrust, attivita’ che svolge in aggiunta ai casi trattati in risposta a denunce esterne. Le inchieste di settore assorbono ingenti risorse.
La Corte ha riscontrato che il numero di casi di antitrust avviati d’ufficio era sceso dal 2015. Una diminuzione analoga ha interessato anche il programma di trattamento favorevole per le imprese che forniscono volontariamente informazioni privilegiate su pratiche anticoncorrenziali in cambio dell’immunita’ o di ammende ridotte.
La definizione delle priorita’ delle indagini ‘e’ avvenuta sulla base di criteri che non erano chiaramente ponderati per assicurare la selezione dei casi con il maggiore rischio’.
Per quanto riguarda il controllo delle concentrazioni, la Commissione deve affrontare ulteriori sfide: il volume dei dati da verificare e’ in costante aumento, cosi’ come il numero di concentrazioni da analizzare. Ha gia’ semplificato in una certa misura le procedure adottate per alcune concentrazioni meno rischiose, ma ‘deve portare avanti tale azione di semplificazione’. La Corte ha constatato inoltre che alcune operazioni significative non sono rientrate nell’esame della Commissione perche’ le imprese non erano tenute a notificargliele secondo le soglie di fatturato stabilite nella normativa Ue.
La Corte dei Conti rileva che la Commissione ha adottato tutte le decisioni sulle concentrazioni entro i termini di legge, anche se i procedimenti antitrust continuano a richiedere molto tempo (fino a otto anni). L’efficacia delle decisioni adottate per far rispettare la normativa ‘puo’ risultarne cosi’ attenuata’. Cio’ e’ particolarmente vero nei mercati digitali a rapida evoluzione, per i quali la Commissione deve occuparsi di indagini complesse. Nel frattempo, e’ possibile che gli strumenti giuridici di cui dispone ‘non siano piu’ completamente adatti ad affrontare questi nuovi tipi di problemi di concorrenza’. Da quanto osservato dalla Corte, la Commissione aveva irrogato ammende di valore inedito, senza pero’ valutarne mai l’effetto deterrente.
La Commissione ha instaurato una collaborazione soddisfacente con le autorita’ nazionali di concorrenza, ma ‘non era ben al corrente delle priorita’ di queste ultime nell’assicurare il rispetto della normativa’. Al contempo, la Commissione e le autorita’ nazionali non hanno assicurato uno stretto coordinamento del monitoraggio del mercato di competenza e solo raramente i casi sono stati riassegnati dalle seconde a Bruxelles.
Ogni anno la Commissione esamina oltre 300 notifiche di concentrazioni e circa 200 casi di antitrust. Tra il 2010 e il 2019 la Commissione ha inflitto ammende per un ammontare di 28,5 miliardi di euro a fronte di violazioni della normativa. Data la limitatezza delle risorse, dal 2005 ha condotto soltanto quattro inchieste di settore di propria iniziativa, che sono servite a rilevare violazioni.