I pagamenti elettronici tornano al centro dell’agenda di Governo. Giovedì 4 giungo, infatti, è stata una giornata importante per la caratterizzazione che l’esecutivo intende imprimere alla sua azione per quanto riguarda l’incentivo della moneta elettronica.
Già lo scorso dicembre, d’altra parte, con l’approvazione della legge di bilancio e del collegato decreto fiscale era stato varato un articolato quanto ambizioso piano cashless per l’Italia di cui, tra pandemie e rinvii (vedi ad esempio la lotteria degli scontrini) si è parlato meno di quanto sarebbe stato immaginabile negli ultimi mesi.
Come dicevamo, però, nella giornata di ieri gli endorsement sono stati forti e chiari, soprattutto perché giunti dalle voci del Governo più autorevoli in materia. Ma andiamo in ordine cronologico. Il primo, a dire il vero, era stato, tra le anticipazioni del mercoledì sera e la mattinata di giovedì, l’ex Presidente del Consiglio e ora leader di Italia Viva Matteo Renzi che, nell’ambito del lancio e della presentazione del suo nuovo libro “La mossa del cavallo”, ha lanciato con forza l’idea di una voluntary disclosure con una tassazione al 10 o al 15 per cento per far emergere quelli che quantifica in oltre 100 miliardi di euro di contanti nascosti tra materassi e cassette di sicurezza. Una sorta di sanatoria, per dirla alla vecchia maniera, che chiude col passato per ripartire e che consentirebbe – stando alle stime effettuate – di rimpinguare le casse dello Stato con un tesoro tra i 10 e i 15 miliardi di euro freschi. Certo, secondo l’ex premier fiorentino la condizione imprescindibile per attivare questa misura sarebbe che dopo l’emersione dei contanti nascosti l’Italia si debba trasformare in una moderna società priva di contanti, soprattutto grazie il supporto degli smartphone: sul modello Alipay cinese o anche su quello kenyota tanto caro a Renzi.
Ma, come dicevamo, la giornata di ieri è stata importante soprattutto perché sia il Presidente del Consiglio Conte sia il Ministro dell’economia Gualtieri – entrambi intervenuti ad un forum di EY – si sono apertamente schierati a favore dei pagamenti elettronici. Il premier senza usare giri di parole ha dichiarato “Vogliamo introdurre incentivi alla digitalizzazione per i pagamenti elettronici, dobbiamo assolutamente consentire l’emersione del sommerso e rafforzare l’interconnessione delle banche con i dati pubblici” mentre il Ministro, illustrando il recovery plan europeo, ha affermato che “Con queste risorse possiamo credo sostenere una riforma verso una societa’ cashless, rilanciare il piano cashless e finanziare con questo una riforma fiscale che riduca la pressione fiscale su lavoro e imprese”.
Entrambi gli esponenti di governo, più Renzi che di questa maggioranza fa comunque parte, sembrano essere sulla stessa lunghezza d’onda: l’eliminazione dei contanti dalla nostra economia e l’incentivo della moneta elettronica sia come strumento di contrasto all’evasione fiscale – vera e propria piaga per la nostra economia che ammonta a circa 110 miliardi di euro – sia come stimolo alla modernizzazione e allo sviluppo digitale dell’intero Paese.
L’unica nota negativa, ancorchè parzialmente comprensibile visto il modo in cui sono stati reinvestiti quei soldi, c’è stata con il decreto rilancio e la cancellazione di quel fondo di 3 miliardi di euro che serviva proprio da incentivo per i consumatori all’utilizzo dei pagamenti elettronici e che lo scorso invero era stato tanto pubblicizzato.
Ora, probabilmente con l’arrivo anche delle risorse europee, come diceva lo stesso Ministro Gualtieri, il margine di manovra dovrebbe essere più ampio e permettere l’ideazione di politiche espansive in questo ambito. Tuttavia, al di là di questo, ciò che emerge con forza è proprio l’impostazione ferma che il Governo ha assunto già da alcuni mesi: i pagamenti elettronici sono parte integrante della politica dell’esecutivo e questo è, se vogliamo, l’aspetto più importante perché ne fa emergere con forza il ruolo modernizzatore, inclusivo e, potenzialmente espansivo dal punto di vista economico per il rilancio del Paese nell’era post covid.