di Ruggero Alcanterini
Questa è una storia d’italiani in America, metaforica di quelli che, messi in condizione o se preferite alla prova, dimostrano di avere una marcia in più. Rocco Francesco Marchegiano, appena un metro e settantotto centimetri per ottantotto chili al massimo della forma, è stato probabilmente il più grande pugile della storia per aver rappresentato, imbattuto, tutte le qualità intrinseche all’umano essere ad alla sua breve ma intensa e virulenta storia. Da Rocco Francesco a Rocky Francis e da Marchegiano a Marciano, per l’orecchio anglofono, era per me, come Gino Bartali e Pino Dordoni, un motivo d’orgoglio straordinario ed ancora oggi un fattore emotivo irrefrenabile. Pensare adesso a lui, l’invincibile dal sangue sannita, trasmutato dalla sorgiva teatina nella matrice beneventana, eccellenza riconoscibile nel motto d’Abruzzo “Forte e gentile”, per sentimento di Primo Levi, mi provoca ancora d’istinto, mi rassicura sulle qualità del nostro blasone. Ecco, in un momento come questo, in cui la volontà ed il carattere gladiatorio possono fare la differenza, quell’arrendersi mai e tornare all’attacco sempre, a mio avviso devono essere assunti come elemento identitario, bandiera. Dunque, lo sport più duro, quello rappresentato con i suoi esiti fisici e con la sua anima incorruttibile, in modo superbo nel bronzo, da Lisippo ed in carne ed ossa, dallo stesso Marciano, dobbiamo assumerlo come metafora della sfida e della volontà di vincere, colpo su colpo, anche contro questo avversario terribilmente ambiguo, che è il virus COVID 19. Rocky tornò ad essere Rocco, nel 1955, a trentadue anni, dopo aver distrutto per ultimo il re del KO, il super campione Archie Moore ed averlo soccorso, dopo il drammatico conclusivo atterramento. Rocco si dedicò ancora al sostegno dell’infinito Joe Louis, suo mito e vittima sul ring, tornò a celebrare le sue radici in Ripa Teatina nel 1964 e s’involò per Borea, come altri semidei dello sport, sulle ali di un Cessna 172, il 31 agosto del 1969, vicino Newton, nello Stato dello Iowa. Dunque, care ragazze e ragazzi, vi invito a riconsiderare il vostro motto combattente contro il Coronavirus… Dobbiamo essere tutti “Rocky e basta !”