In quarantena, la vita acquista una dimensione diversa, le ore passano più lente e le giornate sembrano dilatarsi, talvolta ci si annoia e, talvolta, si riscoprono antichi sapori e vecchi piaceri che la frenesia quotidiana ci aveva portato via. C’è chi si dedica al bricolage, chi alla floricultura, chi preferisce finire il libro dimenticato da mesi sul comodino o chi, invece, affina le proprie capacità in cucina. Ci sono poi, invece, quelli che – e non sono pochi – si dedicano al gaming online.
In queste settimane, l’industria del gioco digitale ha visto un vero e proprio boom poiché frutto delle centinaia di migliaia di persone che si riversano sui server online per distrazione, intrattenimento e amicizia con il “mondo reale” che rimane fuori dalla porta. I giochi online si sono dimostrati un gradito diversivo per molte persone che sfidavano le restrizioni ai movimenti, la cancellazione di innumerevoli eventi pubblici e l’implacabile assalto di notizie sulla pandemia.
Se molti degli smart workers e delle persone più adulte cercano nuovi modi per comunicare e continuare a lavorare da remoto, anche i ragazzi trovano nuove soluzioni che gli consentano di cambiare il meno possibile le loro abitudini.
I fornitori di servizi Internet si sono affrettati a sostenere le proprie reti di fronte alla crescente domanda.
Il traffico di giochi sulla rete di Verizon, ad esempio, ha registrato un aumento del 75% “senza precedenti” nel giro di una settimana, ha detto recentemente la telco americana.
Luigi Gubitosi, CEO di Telecom Italia, ad esempio, ha annunciato che la sua azienda sta rilevando un aumento del traffico online di più del 70%, con grande contributo proveniente da game online, come Fortnite.
Rockstar Games, editore del titolo di avventura a tema Wild West “Red Dead Redemption”, invece, ha promesso ai giocatori che avrebbe mantenuto i suoi server online funzionanti senza problemi dopo aver detto alla sua forza lavoro globale di lavorare da casa. In un momento come questo, in cui un virus ci costringe ad annullare i contatti sociali dal vivo, aumentano le interazioni sociali abilitate dalla tecnologia. È una risposta alla potenziale “social recession”: un collasso nei contatti sociali, percepito più duramente nelle popolazioni più vulnerabili all’isolamento e alla solitudine.
Nella situazione che stiamo vivendo, il gioco online è diventato un surrogato dei rapporti sociali per molte persone che – soprattutto quando sono costrette a casa da sole – trovano in questo modo la possibilità di socializzare e intrattenere rapporti che ora sono impossibili.
Christian McCrea, docente di studi sui media specializzato in giochi presso la RMIT University in Australia ha detto che le abitudini di gioco probabilmente vedranno una trasformazione radicale nei prossimi mesi, con la prospettiva di ulteriori riduzioni economiche e lunghi tratti di isolamento sociale che si profilano all’orizzonte.
Ciò riguarda soprattutto i bambini – ma non solo – per i quali i giochi online sono uno dei pochi diversivi quando sono costretti a casa dalla quarantena.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato la dipendenza da gioco come una malattia nel 2018, lo stesso anno in cui la Cina ha lanciato una campagna di sensibilizzazione contro questo settore sulla scia della preoccupazione che i giovani trascorressero troppo tempo online.
Paradossalmente, però, in questa fase, sono proprio i giocatori a trovarsi in una condizione tutto sommato più confortevole rispetto a tutti gli altri, e per più di un utente social e gamer navigato non sta cambiando sostanzialmente nulla.
In questa nuova fase storica, poi, si è completamente ribaltato il ruolo dei social network. Fino a qualche tempo fa erano stati demonizzati e su di loro gravavano vari tipi di procedimenti a causa delle violazioni sulla privacy, ora, invece, sono osannati come strumento indispensabile di contatto e informazione per intere comunità.
Il virus ci sta riservando molte sorprese e un cambiamento radicale che inciderà soprattutto sul nostro modo di esprimere l’essere umano.