L’offerta “mira a rafforzare la posizione competitiva di UniCredit in Italia, uno dei mercati principali del gruppo, creando una seconda banca ancora più forte in un mercato attraente, in grado di generare un significativo valore di lungo termine per tutti gli stakeholder e per l’Italia“, come si legge nel comunicato.
La “natura complementare delle attività, sia in termini di aree geografiche che di segmenti di clientela, unita alla dimostrata capacità di esecuzione di UniCredit – precisa la banca – fanno sì che il consiglio di amministrazione ritenga che l’operazione rappresenti un rischio di esecuzione gestibile“.
‘Il vantaggio di una combinazione – scrive ancora Piazza Gae Aulenti – è evidente da un punto di vista geografico, in quanto rafforzerebbe la presenza di UniCredit nel suo principale mercato domestico, che rappresenterebbe circa il 50% dell’utile netto combinato del gruppo“.
Per i clienti, inoltre, “La combinazione garantirebbe fabbriche prodotto rafforzate, altamente complementari e al servizio di entrambe le entità, canali di distribuzione più efficacemente integrati e un’organizzazione più efficiente a supporto“.
UniCredit riconosce che “Banco Bpm ha conseguito una distintiva e solida performance operativa. Questo primato non solo sarà mantenuto, ma sarà ulteriormente rafforzato in maniera significativa nel gruppo combinato, supportato da una migliore efficienza, maggiori investimenti, una copertura dei rischi più conservativa e una posizione più forte di capitale“.
UniCredit conferma, in ogni caso, “L’impegno a garantire un livello sostenibile e tra i migliori nel settore di distribuzione a lungo termine agli azionisti e a mantenere un robusto rapporto di capitale di almeno il 13% continuerà”.
La banca prevede “un accrescimento dell’utile per azione per una percentuale high single digit“, quindi tra il 7% e il 9%, “entro due anni dalla conclusione dell’offerta di scambio, incorporando le sinergie di ricavi e di costi a regime“.
L’offerta, sottolinea l’istituto, “soddisfa i rigorosi parametri finanziari di UniCredit per le transazioni inorganiche, con un ritorno sull’investimento aggiustato per il rischio di oltre il 15%, che si compara favorevolmente con l’alternativa di restituire agli azionisti del capitale in eccesso non utilizzato tramite il riacquisto di azioni proprie“.
Previste sinergie di costo al lordo delle imposte da circa novecento milioni all’anno a regime (pari a circa il 14% della base di costo italiana del gruppo combinato al 2023), “Da realizzare attraverso misure volte a migliorare la redditività del gruppo combinato, efficienza operativa, anche attraverso programmi di formazione e riqualificazione“.
Ciò si aggiunge alle “sinergie di ricavo al lordo delle imposte stimate in circa trecento milioni all’anno, da ottenere rafforzando l’offerta di prodotti e servizi, integrando pienamente le fabbriche prodotto di Banco Bpm e migliorando la tecnologia“. UniCredit prevede oneri di integrazione per circa due miliardi al lordo delle imposte da sostenere nel corso del primo anno e rettifiche su crediti aggiuntive per circa ottocento milioni al lordo delle imposte, “che consentiranno un miglioramento del rapporto di copertura dei crediti deteriorati e delle esposizioni in bonis di Banco Bpm“.
UniCredit, in ogni caso, “mantiene un rapporto tra crediti deteriorati netti e totale crediti netti, attorno all’1,5% in seguito alle iniziative sulla qualità dell’attivo già previste nel piano di integrazione“.