di Alessia Visaggio
Si dice che la fortuna favorisca la mente preparata.
Con i casi di Coronavirus in continua crescita in tutto il mondo, le aziende stanno cercando in tutti i modi di affrontare un’ampia varietà di problemi, dal rallentamento delle vendite al mantenimento in salute dei dipendenti ed alla garanzia che possano, alcuni di loro, continuare a lavorare.
Parola d’ordine: reagire!
Nonostante le varie difficoltà ed una conoscenza tecnologica ancora non del tutto estesa quanto dovrebbe, in Italia, le aziende stanno dimostrando che è possibile cambiare approccio per affrontare e mitigare la crisi.
Se fino a pochi mesi fa erano in pochi a dare la possibilità ai propri dipendenti di lavorare da remoto, il tanto discusso Smart working si è rivelato oggi uno dei pochi strumenti a disposizione per portare avanti il proprio business.
Ora più che mai ci si può rendere conto di quanto il digitale ricopra un ruolo chiave nelle vite di ciascuno di noi e di quanto sia impossibile farne a meno.
Sebbene il primo impatto sia stato alquanto brusco, trovando in molti casi persone ed aziende impreparate ad un nuovo scenario, oggi stiamo assistendo ad una vera e propria evoluzione dei processi organizzativi.
Con lo Smart working, padroneggiare la progettazione e la gestione dei team diventerà un obiettivo ancora più critico: a seconda della durata dello stato corrente, potremmo vedere un passaggio da strutture organizzative statiche a forme di team dinamici permanenti.
Il cambiamento è avvenuto in giorni, non mesi. Le aziende dovranno perciò imparare a muoversi più “velocemente”, operando in modo più agile.
I cambiamenti più interessanti avverranno dopo che questa emergenza sanitaria sarà alle nostre spalle. In passato, le aziende hanno utilizzato le lezioni apprese durante i periodi di interruzione per migliorare le loro pratiche operative standard. Ad esempio, la Grande Recessione ha costretto i datori di lavoro a rivisitare pianificazione e modelli di personale.
Pensare al di fuori delle strutture tradizionali aiuta anche all’interno di un’azienda. Quasi tutte le ragioni classiche per cui alle persone non piace il cambiamento in circostanze normali sono esacerbate da questa crisi (perdita di controllo, eccesso di incertezza, sorprese, troppa differenza dalle normali routine, preoccupazioni sulla competenza, minacce a progetti futuri, etc.), ma tutto questo viene ora eclissato da una nuova opportunità di operare.
Durante questa prima fase di, per così dire, test dello Smart working, è importante che le persone si sentano di essere utili ed in grado di riguadagnare un certo controllo su routine, conoscenze ed abilità. Rinnovare e rafforzare le buone pratiche sul posto di lavoro può fare una grande differenza per la produttività e il benessere aziendale. Call di aggiornamento, briefing regolari, comunicazione a più livelli, cross-training, orari di inizio e fine stabiliti, chiarezza degli obiettivi, misurazione dei risultati e dell’impatto, responsabilizzazione delle persone e così via. Trovandosi in un momento di “rivoluzione forzata”, le persone sono sempre più spinte verso la creazione di buone idee per l’innovazione, soprattutto quando l’attenzione si rivolge al futuro del business, proprio o aziendale.
Quanto scritto finora è una breve riflessione su uno strumento che sta contribuendo a portare avanti il lavoro di tantissime aziende, riducendo così il rischio di una paralisi del sistema. Senza dimenticare che, grazie all’innovazione ed alla tecnologia, molte persone stanno scoprendo nuove opportunità e si sono salvate da riduzioni drastiche di personale, cosa che fino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile da sostenere economicamente.