di Pierfrancesco Malu
In uno dei suoi primi drammatici discorsi al Paese, Giuseppe Conte aveva cercato forze e capacità oratorie emulando un grande primo ministro del passato, Winston Churchill, e facendo riferimento a quell’”ora più buia” che il popolo britannico visse sotto i bombardamenti dei nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale. La nostra attuale condizione è – scusate l’iperbole – per certi versi addirittura peggiore di quella, soprattutto perché si combatte contro un nemico conosciuto ma di cui sappiamo poco e che è, oltretutto, invisibile, infido e difficile da scovare se non dopo essere già entrato in noi e che distrugge ogni aspetto di socialità nel genere umano.
In questa fase drammatica, almeno in Italia, due categorie di persone si stanno oggi rivelando complici di questo nemico, una sorta di collaborazionisti, più o meno consapevoli del loro ruolo, che agevolano il contagio con i loro comportamenti. Queste due tipologie di persone sono gli oltre 46.000 italiani (ma ce ne sono molti di più non sanzionati) che in una settimana non hanno rispettato le norme della quarantena e le migliaia di evasori fiscali che hanno contribuito a minare la salute di un apparato sanitario più volte, poi, vittima dei famosi tagli lineari. Entrambe, vuoi per negligenza, vuoi per profitto personale, vuoi per egoismo possono oggi, almeno in alcuni casi, essere tranquillamente definite assassini.
Un termine brusco, forte, cacofonico ma che è necessario per distinguere chi rispetta le regole da chi indirettamente può macchiarsi di un delitto attuando un comportamento scorretto. Milioni di italiani pagano le tasse e sovvenzionano stabilmente la sanità pubblica che sta dando dimostrazione di efficienza e abnegazione pure nelle difficoltà. Allo stesso modo, milioni di italiani hanno accettato le disposizioni del governo e stanno rimanendo a casa, fanno la loro parte in questa lotta come gli è possibile, sopportando nei migliori dei casi la noia e le limitazioni della libertà personale come possono. Ecco, entrambi questi comportamenti virtuosi possono essere fortemente attenuati se non addirittura vanificati da chi fa il furbo, da chi infrange le regole, da chi ritiene di essere al di sopra della legge o che, semplicemente per stupidità, non capisce che il suo comportamento può essere determinante in questa sfida. Il risultato di tutto ciò, se non ce ne rendiamo conto, sarà ancora più drammatico di quanto già non lo sia. In una intervista al Corriere della Sera di questi giorni, Giuseppe Conte, così come il ministro Boccia, hanno già palesato la necessità di ricorrere ad ulteriori restrizioni della libertà personale e al prolungamento della quarantena per tutto il Paese. Ciò comporta enormi disagi personali e un ulteriore danno per un’economia già esangue. Alla fine di questa vicenda ci troveremo di fronte ad una ecatombe di aziende, attività e persone e dentro ad una recessione probabilmente ancora più profonda di quanto non sia già avvenuto in passato.
Per quanto riguarda l’evasione fiscale, questa malattia può insegnarci una grande lezione. Così come la morte, il Coronavirus non fa distinzioni di ceto, ricchezza, fama e bellezza, colpisce indistintamente chiunque e tutti possiamo avere necessità di cure ed assistenza pubblica, perchè il virus non è né buono né cattivo, segue la sua natura, sopravvive in questo modo allo stesso modo di qualsiasi organismo cellulare.
Chissà che tra i tanti cambiamenti che questa esperienza porta con sé non vi sia anche la comprensione che pagare le tasse significa finanziare dei servizi per tutta la comunità, anche noi stessi. La speranza c’è, la fiducia un po’ meno consapevoli del fatto che, una volta passata la buriana, molti rimarranno semplicemente convinti di averla “sfangata” anche stavolta, ancora più stravolti da una sorta di delirio di onnipotenza tanto falso quanto inutile.
Il Coronavirus cambierà le nostre vite, questo è certo, renderà i prossimi mesi ancora più difficili di quanto già non lo sarebbero stati per vari motivi ma speriamo, almeno, che oltre ad una malattia possa anche essere un virus che capace di infondere in ciascuno di noi un maggiore senso civico e un più profondo senso di solidarietà.