In questo caso, verrebbe da dire “piove sul bagnato” e che pioggia, tra l’altro, non una semplice pioggerellina estiva ma un vero e proprio potenziale tsunami economico in grado di travolgere tutto e tutti.
Il Covid-19, infatti, non porta con sé solamente delle drammatiche conseguenze sanitarie ma anche delle perniciose implicazioni economiche e finanziarie che, per l’Italia ma non solo, vanno ad aggiungersi ad una situazione già di per sé tutt’altro che rosea. Gli obiettivi di PIL stabiliti per quest’anno di crescita dello 0.6 per cento sono ormai già stati cancellati dall’incedere delle ripercussioni del virus che si annunciano gravare sull’economia per una forbice tra lo 0.2 e lo 0.7 per cento.
Immediata conseguenza di quanto sta avvenendo nel nostro Paese è un’economia già in profonda sofferenza, frutto di una narrazione forse errata e, molto spesso, confusa. Dal turismo alla ristorazione, dalle costruzioni ai trasporti i settori produttivi italiani sono tutti già in crisi e richiamano l’attenzione della politica affinchè prenda delle decisioni straordinarie per dare sostegno ad un Paese il cui sistema economico rischia, altrimenti, di collassare. Attualmente, anche le stime più ottimistiche lasciano comunque intendere uno scenario tutt’altro che roseo con importanti conseguenze a tutti i livelli economici. In Italia la ricerca più completa effettuata finora sulle possibili conseguenze economiche del Coronavirus è quella realizzata dal Cerved rating agency applicando un modello predittivo su un campione di 25 mila rating aziendali: nel caso più favorevole, la crisi sanitaria durerà fino a metà anno. Ma i ricercatori del Cerved hanno anche disegnato uno scenario peggiore, nel quale la pandemia farà sentire i suoi effetti a livello globale sino alla fine del 2020. Nel primo caso si prevede in Italia un aumento dell’8% dei fallimenti, nel secondo caso i default aziendali potrebbero arrivare fino al 26%.
La politica nazionale ed internazionale nell’affrontare l’emergenza è chiamata a sdoppiare il proprio ruolo: da un lato ha il gravoso compito di contrastare l’avanzata del morbo, dall’altra il non meno gravoso incombere di evitare il tracollo economico, cercando misure, semmai per rivitalizzare quello che a molti sembra già essere un dead man walking. Secondo il Mef, contrastare la diffusione dell’epidemia di Coronvirus è “fondamentale non solo da un punto di vista sanitario ma anche da un punto di vista economico” e “gli interventi di politica economica che sono in fase di definizione saranno dunque vigorosi ma commisurati alle esigenze e limitati nel tempo”.
In questo scenario, la comunicazione e le decisioni istituzionali hanno un peso specifico ancora più importante della norma. Notizie, fuga di bozze di decreti, decisioni contraddittorie come quelle che hanno coinvolto nelle scorse ore il mondo del calcio (che domani sarà comunque a rischio di sospensione a tempo indeterminato) non aiutano a fare chiarezza e, se possibile, normalizzare un Paese che viaggia sul confine tra chi è sull’orlo di una crisi di nervi e chi affronta l’emergenza con disarmante indifferenza.
E’ necessaria una presa di consapevolezza dei rischi reali che stiamo correndo e delle misure necessarie per superare una fase che non sarà, ahinoi, così breve come ci saremmo inizialmente augurati. Man mano che il virus si diffonde, anche le conseguenze socioeconomiche della sua progressione si faranno sentire, amplificate e sempre più gravose per tutti noi.
Come afferma anche Gerardo Coppola in un interessante editoriale pubblicato su www.economiaefinanzaverde.com “Non sarebbe quindi male che, oltre la dose giornaliera di informazioni sulla diffusione del virus, la politica riuscisse ad elaborare un progetto di rinascita del paese su pochi punti, in particolare quelli da rivedere dopo l’esperienza di questi giorni”. Una dichiarazione più che condivisibile e che racchiude in sé un appello alla responsabilità. Fino ad oggi, buona parte delle iniziative avanzate si riferiscono principalmente alla richiesta di maggiore flessibilità e di operare in debito che, inevitabilmente andrà poi a gravare ancora sui servizi essenziali – e vediamo oggi con quali conseguenze. Sarebbe, invece, necessario prevedere da subito un nuovo corso di misure economiche sostenibili nel lungo periodo. Perché va bene trovare un tampone all’emergenza ma quando questa sarà finita – perché finirà e ci vedrà vincitori, su questo non ci sono dubbi – saranno necessarie iniziative innovative capaci di sostenere l’economia in un periodo di tempo più lungo e non solamente in deficit che è per definizione il metodo di politica economica meno sostenibile di tutti.
Il Governo chiede a tutti noi uno sforzo al fine di ridimensionare il nostro stile di vita per consentire che gli sfori dei tanti che stanno lottando per vincere questa guerra non sia vano. E, a questo proposito, un messaggio deve essere chiaro: più saremo rigorosi nel prendere tutte le precauzioni necessarie e meno le nostre limitazioni saranno pesanti e prolungate nel tempo, con evidenti e rapidi benefici per tutta la popolazione.