L’Italia, secondo quanto emerge dai documenti del Semestre europeo, sta spendendo meno di quanto previsto dalle raccomandazioni dell’Unione europea, accumulando così una sorta di “tesoretto virtuale” rispetto ai vincoli di bilancio. La Commissione europea sottolinea infatti che la crescita della spesa pubblica netta per il 2025 sarà dell’1,2%, leggermente al di sotto del limite massimo raccomandato, che era fissato all’1,6%. Questo scarto dello 0,4% corrisponde a circa lo 0,2% del Prodotto interno lordo italiano, pari a una cifra stimata tra i 4 e i 4,2 miliardi di euro. Si tratta di risorse che, pur non essendo concretamente accantonate, rappresentano un margine potenziale di spesa che potrebbe essere utilizzato senza violare le regole fiscali europee.
Parallelamente, la Commissione europea ha analizzato anche la spesa dell’Italia nel settore della difesa, evidenziando come essa sia rimasta al di sotto degli obiettivi raccomandati a livello internazionale. Nel 2021, la spesa militare italiana ammontava all’1,4% del PIL, ma è calata all’1,2% nel 2022 e nel 2023. Le previsioni per il 2024 e il 2025 indicano un leggero incremento fino all’1,3%, ma comunque ancora inferiore ai livelli del 2021. In sostanza, si osserva una riduzione di 0,1 punti percentuali in termini di PIL rispetto a quattro anni prima, come si legge su msn.com.
Questo doppio binario, da un lato una gestione prudente della spesa pubblica e dall’altro una sotto-allocazione delle risorse nel settore della difesa, delinea un quadro in cui l’Italia, pur mantenendo i conti pubblici sotto controllo, si colloca ancora al di sotto degli standard richiesti da organizzazioni come la Nato, che suggerisce una soglia minima del 2% del PIL per le spese militari.