Meta, la società madre di Facebook, ha siglato il suo primo accordo storico con una centrale nucleare per assicurarsi una fornitura stabile di energia destinata ai propri data center, sempre più affamati di elettricità a causa dell’intelligenza artificiale. Il colosso tech ha stretto una partnership a lungo termine con Constellation Energy, il principale fornitore statunitense di energia nucleare, per mantenere attivo fino al 2047 il reattore della centrale nucleare Clinton Clean Energy Center, situata in Illinois.
Si tratta di una novità assoluta per Meta, che per la prima volta opta per una fonte nucleare con un contratto ventennale di acquisto diretto dell’energia. Questa mossa rappresenta un cambiamento significativo nel modo in cui le grandi aziende tecnologiche affrontano le proprie esigenze energetiche. L’accordo, infatti, sostituirà un programma di incentivi statali dell’Illinois (chiamato Zero Emissions Credit Program), che premiava la produzione a zero emissioni ma che scadrà nel 2027. Senza il supporto pubblico, la centrale rischiava di chiudere, ma grazie all’intervento di Meta potrà continuare a operare e potrà anche essere potenziata.
La capacità attuale dell’impianto è di 1.121 megawatt, sufficiente a fornire energia a circa 800.000 abitazioni, ma sarà ampliata di ulteriori 30 megawatt. Tuttavia, l’accordo è subordinato al rinnovo della licenza di esercizio da parte dell’ente regolatore nucleare americano (NRC), per cui Constellation ha già presentato richiesta.
Secondo Joe Dominguez, amministratore delegato di Constellation Energy, questa intesa rappresenta un modello replicabile, un esempio da seguire per altri attori industriali, in un momento in cui l’intera industria dell’energia sta cercando nuove formule di cooperazione. Dal canto suo, Meta ha spiegato che questa scelta è motivata dall’esigenza di avere una fornitura stabile e affidabile, in un periodo in cui i mercati energetici sono sempre più volatili.
Questo accordo si inserisce in un contesto più ampio, dove la politica energetica, l’innovazione tecnologica e la strategia industriale si stanno intrecciando. Negli Stati Uniti, infatti, c’è un forte interesse nel rilanciare l’energia nucleare come risorsa strategica, utile sia per tagliare le emissioni che per rafforzare l’indipendenza energetica. Non è un caso che anche altre aziende tecnologiche stiano guardando al nucleare: nel 2023, Microsoft ha annunciato l’intenzione di collaborare con Constellation per riattivare un reattore della centrale di Three Mile Island, mentre aziende come Vistra Corp e NRG Energy hanno investito nel settore nucleare e in quello delle energie rinnovabili.
Secondo le ultime stime, nei prossimi anni, in particolare nel biennio 2025-2026, la richiesta di elettricità negli Stati Uniti è destinata a crescere rapidamente, spinta dalla diffusione dei data center ad alte prestazioni, necessari per sostenere l’espansione dell’intelligenza artificiale. In questo scenario, i Power Purchase Agreements (PPA), cioè i contratti di acquisto energetico a lungo termine, diventano strumenti fondamentali per garantire continuità e certezza sia per chi fornisce l’energia sia per chi la utilizza, come si legge su italianelfuturo.com.
Il mercato ha accolto positivamente l’annuncio: le azioni di Constellation Energy sono cresciute del 5,7% subito dopo la notizia. Anche se i dettagli finanziari dell’accordo non sono stati divulgati, si tratta con ogni probabilità di un’operazione da miliardi di dollari. Oltre all’aspetto economico, però, l’intesa solleva anche interrogativi legali e istituzionali: sempre più spesso, infatti, le grandi aziende tecnologiche stanno assumendo un ruolo chiave nella gestione di infrastrutture pubbliche, come se fossero soggetti quasi istituzionali.
Questi nuovi accordi potrebbero anche favorire l’adozione di modelli energetici più avanzati, capaci di integrare fonti nucleari, rinnovabili, sistemi di accumulo e tecnologie smart per la gestione dell’energia. L’alleanza tra Meta e Constellation, insomma, non è solo un semplice contratto per acquistare elettricità: è il segnale di una trasformazione profonda che coinvolge tecnologia, energia e governance. In un mondo sempre più digitale, dove la domanda di energia cresce a dismisura, le aziende tech stanno ridefinendo il modo in cui si produce e si consuma elettricità. E la direzione sembra chiara: più autonomia, più investimenti a lungo termine, e un ruolo centrale nella transizione verso un futuro energetico più sicuro e sostenibile.