La relazione del Governatore della Banca d’Italia può dividersi in tre parti:
La prima a livello mondiale molto preoccupata e preoccupante, soprattutto per la “estemporaneità” dell’amministrazione statunitense che, con il suo esempio, dà spazio a politiche protezionistiche in molte aree mondiali. Politiche che danno luogo alle guerre commerciali in corso, rallentando la crescita mondiale. Scelta a cui aggiunge una pericolosa deregulation bancaria, in grado di minacciare finanziariamente l’Europa.
Un accenno, in particolare, deve essere fatto alla posizione critica sulle criptovalute; non solo quelle totalmente avulse da qualsiasi controllo e obbligo di riserve, come il bitcoin, ma anche alle stable coin, peraltro, quasi tutte denominate in $USA.
La seconda relativa al livello europeo, molto propositiva sia sulla necessità della semplificazione burocratico-amministrativa, che potrebbe trovare una sua soluzione con l’adozione di Testi unici per ogni singola materia, sia su quelle di creare debito europeo, sia sul rafforzamento della difesa.
Una situazione che deve avere una forte risposta con l’emissione dell’euro digitale. D€uro, fondamentale per lo sviluppo della digitalizzazione dei sistemi di pagamento, per la sicurezza nell’utilizzo, per il controllo della politica monetaria nell’area dell’euro e per superare la dipendenza dei sistemi di pagamento con carta privata extraeuropea, prevalentemente statunitense (65%) e dalle citate stable coin a favore di un sistema europeo indipendente.
Sull’Europa, il Governatore ha, chiaramente evidenziato, la necessità di ripensare il modello di sviluppo e di notevoli investimenti, pubblici e privati, per essere competitivi con gli Stati Uniti e con la Cina e per sostenere le transizioni digitale e ambientale.
Necessario completare il “mercato unico dei capitali, completamente integrato” che non sia sottoposto ai veti delle gelosie nazionali, che consentirebbe il mantenimento del risparmio europeo nel continente e non vada ad alimentare altre aree, a partire dagli Stati Uniti. Allo stesso tempo faciliterebbe l’emissione di debito sovrano europeo capace di attrare capitali, in competizione con altri titoli sovrani. Debito che oltre a finanziare beni pubblici europei avrebbe ulteriori due vantaggi quello di consentire spese per investimenti ai livelli nazionali e, agendo quale benchmark, di ridurre il costo del debito per tutti i Paesi dell’area Euro.
La terza relativa all’Italia, in chiaro scuro, per aver riconosciuto i progressi che il Paese ha fatto in molti settori, pubblici e privati, ma la necessità di proseguire nel percorso delle riforme, del risanamento, nello sviluppo di produttività e competitività e di affrontare il problema del basso livello salariale.
L’unico punto, non totalmente convincente della Relazione è quello sui tentativi di fusione in corso nel sistema bancario nazionale.
A fronte dei giusti richiami, al necessario silenzio sugli approfondimenti in corso e soprattutto la forte sottolineatura che le operazioni debbano avere come obiettivo la crescita economica, e che il giudizio su di esse deve essere solo del mercato, non è convince che il successo delle operazioni avvicinerà l’Italia agli altri Paesi europei, essendo una motivazione solo di scarso rilievo. Non è stato temuto conto che l’Europa ha chiesto accorpamenti transfrontalieri, con l’obiettivo per il sistema bancario europeo di essere concorrenziale con le grandi banche mondiali; inoltre qualsiasi fusione nazionale manterrà comunque un sistema nazionale nano; terzo, infine, salvo alcune operazioni residuali, le fusioni che riusciranno non vedranno alcun movimento di capitali, ma solo “carta contro carta” e dovute crescite borsistiche abnormi, che si sgonfieranno, appena le operazioni saranno portate a termine o falliranno; quarto e ultimo, la riduzione della “frammentazione” del sistema non deve essere fatta a scapito di imprese e cittadini.