Il libro di Roberto Ricci, Le competenze digitali nella scuola. Un ponte tra passato e futuro, affronta il tema delle competenze digitali, cioè quelle abilità che permettono di usare in modo efficace le tecnologie (come computer, internet, software) nel contesto scolastico. Queste competenze sono sempre più importanti, dal momento che la tecnologia è ormai presente in tutti gli ambiti della vita quotidiana e della società in generale, come si legge su orizzontescuola.it.
Tuttavia, il libro presenta alcune limitazioni che ne diminuiscono l’efficacia nel proporre un vero e proprio piano di cambiamento per la scuola. Vediamo i principali problemi:
- Mancanza di una visione chiara e sistematica per il futuro. Ricci offre alcuni spunti interessanti e suggerimenti per migliorare l’uso delle competenze digitali nelle scuole, ma non propone un piano ben strutturato e organizzato su come raggiungere questi obiettivi nel tempo. Non c’è un vero e proprio “schema” che le scuole possano seguire per integrare le tecnologie in modo efficace nel lungo periodo
- Omissione dei vincoli normativi che regolano la scuola. La scuola in Italia è governata da una serie di leggi e regolamenti, ma il libro non fa riferimenti chiari a questi. Per esempio, le scuole hanno una certa autonomia, che significa che possono decidere autonomamente come organizzare la loro attività didattica. Inoltre, una legge del 2020 stabilisce che i processi educativi devono mirare a sviluppare le capacità e le competenze degli studenti. Il libro non prende in considerazione questi aspetti normativi, che sono fondamentali per capire come la scuola dovrebbe evolversi
- Le competenze digitali trattate come un aspetto separato dalle materie tradizionali. Ricci affronta le competenze digitali come se fossero qualcosa di separato rispetto alle altre materie scolastiche (come matematica, storia, scienze). In realtà, le competenze digitali non dovrebbero essere viste come una materia a parte, ma come un elemento che deve essere integrato in ogni disciplina. Le tecnologie possono migliorare l’insegnamento di qualsiasi materia, ad esempio usando strumenti digitali per fare ricerche, analizzare dati, creare contenuti multimediali, e così via
- La necessità di una formazione docente aggiornata. I docenti devono essere preparati ad utilizzare le tecnologie in modo efficace all’interno delle loro materie. Non basta che imparino solo a usare i computer o a gestire piattaforme online. Devono essere in grado di integrare le tecnologie in modo che queste arricchiscano la loro didattica, favorendo l’apprendimento degli studenti. Ad esempio, un insegnante di storia potrebbe usare un software per creare mappe concettuali o video didattici per spiegare eventi storici in modo più coinvolgente
- Approccio sistemico e interdisciplinare. La vera sfida per l’innovazione scolastica è che le competenze digitali non devono rimanere un’aggiunta isolata, ma devono essere parte integrante di tutti i percorsi educativi. Ogni disciplina (matematica, storia, scienze, ecc.) dovrebbe essere insegnata utilizzando anche il pensiero computazionale, cioè l’abilità di risolvere problemi in modo logico e strutturato, che è una caratteristica fondamentale delle tecnologie
Il libro di Roberto Ricci, dunque, solleva questioni importanti e stimolanti sull’uso delle competenze digitali nelle scuole, ma manca di una visione completa e strutturata su come affrontare il cambiamento. Non integra sufficientemente le tecnologie nelle singole materie e non prende abbastanza in considerazione il contesto normativo che guida il sistema scolastico.
Per un cambiamento efficace, è necessario che le competenze digitali siano insegnate in modo trasversale, come una parte fondamentale di ogni disciplina. Inoltre, i docenti devono essere adeguatamente formati per integrare queste tecnologie nel loro insegnamento. Se la scuola non fa questo passo, rischia di rimanere indietro rispetto alle esigenze educative e sociali del futuro.