Nvidia ha annunciato che si aspetta di subire una perdita pari a 5,5 miliardi di dollari, in seguito al blocco imposto dall’amministrazione Trump sulla vendita in Cina di chip fondamentali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. La notizia ha avuto un impatto immediato sui mercati, causando un calo del 6% del valore delle azioni Nvidia durante le contrattazioni after-hours.
In un documento ufficiale diffuso nei giorni scorsi, la società ha dichiarato che il chip H20 AI — progettato appositamente per rispettare le normative USA e destinato al mercato cinese — richiederà ora un’autorizzazione speciale per essere commercializzato in quel Paese, senza una tempistica chiara per l’approvazione.
Il governo statunitense, preoccupato per il possibile uso dei chip Nvidia nello sviluppo di supercomputer cinesi, ha aggiornato i controlli sulle esportazioni per ridurre il rischio che tali tecnologie finiscano in mano a rivali strategici. Nvidia, azienda leader nel settore dei semiconduttori e pioniera nello sviluppo di chip per l’AI, ha visto una crescita spettacolare negli ultimi anni, con un’impennata del valore delle azioni superiore al 1.400% dal 2020. Tuttavia, le nuove restrizioni hanno portato a un’improvvisa inversione di rotta sui mercati finanziari, così come riporta The Guardian.
Il blocco delle vendite ha avuto effetti a catena anche nei mercati asiatici ed europei. In Corea del Sud, colossi come Samsung Electronics e SK Hynix hanno registrato ribassi fino al 3%. In Europa, il titolo di ASML — azienda olandese specializzata in macchine per la produzione di chip — è sceso del 5%. Il ceo Christophe Fouquet ha attribuito la flessione all’incertezza generata dai recenti dazi commerciali, specificando che il contesto economico rimarrà instabile ancora per qualche tempo.
Anche le azioni della concorrente statunitense AMD (Advanced Micro Devices) hanno perso circa il 7% nel mercato after-hours. Pur essendo stata inizialmente esclusa dai dazi imposti a partire dal 5 aprile, l’industria dei semiconduttori potrebbe essere colpita da nuove misure tariffarie. Donald Trump ha infatti preannunciato l’introduzione di un’imposta specifica sulle importazioni di chip, anche se potrebbe esserci un margine di manovra per alcune aziende.
In parallelo, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha avviato un’indagine per valutare come le importazioni di semiconduttori e farmaci influenzino la sicurezza nazionale. Gli USA, infatti, dipendono in gran parte dai chip prodotti a Taiwan. Nonostante fosse prevista una tassa del 32% sui prodotti provenienti da lì, questa misura è stata momentaneamente sospesa.
Nel frattempo, Nvidia ha reso noto il proprio piano di investimento: l’azienda punta a costruire nuove infrastrutture per l’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, con un impegno finanziario potenziale fino a 500 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. Sebbene Nvidia progetti i propri chip, la produzione è affidata ad aziende terze, tra cui la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company.
Le restrizioni sulle esportazioni verso la Cina non sono nuove. Già nel 2022, sotto l’amministrazione Biden, Nvidia e altri produttori erano stati limitati nella vendita dei loro chip AI più sofisticati al mercato cinese. In risposta, Pechino ha aumentato i controlli sui componenti chiave per la produzione nazionale di semiconduttori.