Il governo punta a rafforzare e ampliare una serie di politiche mirate a incidere sui fattori che influenzano la scelta di avere figli e sull’accesso ai servizi per la prima infanzia. L’obiettivo non solo si concretizza nel sostenere la natalità e le famiglie, ma anche favorire una maggiore partecipazione di donne e giovani al mercato del lavoro.
Lo si legge nel Documento di programmazione finanziaria (Dfp), la nuova versione del Def, trasmesso ieri sera al Parlamento. Il documento evidenzia come l’azzeramento della cosiddetta “child penalty”, ovvero l’impatto negativo della maternità sull’occupazione femminile, potrebbe portare a un incremento dell’occupazione tra le donne fino a 6,5 punti percentuali entro il 2040, come si legge sull’agenzia di stampa Ansa.
Nel testo si richiamano le misure già introdotte con l’ultima legge di bilancio, come il bonus per i nuovi nati e l’estensione del congedo parentale. Ma l’esecutivo intende spingersi oltre, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, rafforzando strumenti di conciliazione tra vita privata e lavoro, migliorando i livelli di istruzione femminile, incentivando modalità di lavoro flessibili e promuovendo una cultura della parità di genere. Secondo il governo, questi interventi – già in atto da decenni – hanno contribuito a ridurre sensibilmente la penalizzazione che la maternità comporta ancora oggi per l’occupazione femminile.