Gli sforzi per individuare, misurare e ridurre le emissioni di metano derivanti dalle attività globali di petrolio e gas si concentrano spesso su fonti di grandi dimensioni e altamente concentrate. Tuttavia, un numero crescente di studi suggerisce che, ignorando le fonti più piccole e disperse, regolatori, operatori e scienziati stanno trascurando una parte significativa del problema delle emissioni.
Ora, un nuovo studio guidato da scienziati dell’Environmental Defense Fund (EDF) e pubblicato sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics ha rilevato che, delle circa quindici milioni di tonnellate di metano provenienti annualmente dalle attività petrolifere e del gas onshore negli Stati Uniti continentali, il 70% proviene da fonti più piccole e disperse, che emettono meno di 100 chilogrammi di metano all’ora. Inoltre, ben il 30% delle emissioni deriva da siti che rilasciano meno di dieci chilogrammi all’ora.
A questi tassi di emissione, milioni di tonnellate di metano semplicemente non vengono rilevate con i metodi di misurazione attuali, che spesso non sono progettati per identificare queste fonti più piccole.
Lo studio evidenzia inoltre che, tra le diverse attività del settore, i siti di estrazione petrolifera sono responsabili del 70% delle emissioni totali di metano del settore petrolifero e del gas su scala regionale. Tra questi siti, dal 67% al 90% delle emissioni proviene da pozzi a bassa produttività, che contribuiscono solo al 10% della produzione totale di petrolio e gas (in base ai dati più recenti del 2021).
Nuove tecnologie per una misurazione più efficace
La buona notizia è che sono in fase di sviluppo nuovi strumenti per migliorare la misurazione delle emissioni. Ad esempio, MethaneSAT, sviluppato da una controllata di EDF con il supporto del Bezos Earth Fund e altri finanziatori, è stato lanciato nel marzo 2024.
Questo satellite è stato progettato specificamente per quantificare le emissioni totali a livello regionale, identificando sia le grandi fonti concentrate che le fonti più piccole e disperse, mappando così l’intero spettro delle emissioni.
Uno sguardo più ampio sulle fonti di emissione
Numerosi studi si sono concentrati sui siti con alte emissioni (i cosiddetti “super-emettitori”), ritenendoli responsabili di una grande frazione delle emissioni totali di metano. Tuttavia, le strutture che emettono a livelli inferiori e il loro contributo complessivo alle emissioni totali sono meno comprese, soprattutto quando si valutano le emissioni a livello nazionale e regionale. Per approfondire il contributo delle fonti più piccole e disperse, i ricercatori hanno analizzato oltre 1.900 tassi di emissione a livello di impianto, raccolti attraverso misurazioni dettagliate da sedici studi precedenti.
Questi dati empirici sono stati combinati con informazioni dettagliate sulle infrastrutture per stimare i tassi di emissione di ogni singola struttura petrolifera e del gas negli Stati Uniti, determinando così le emissioni a livello di bacino e nazionale.
I metodi di misurazione a terra possono rilevare emissioni di un chilo all’ora o meno, ma hanno una copertura geografica limitata rispetto ai satelliti o agli aerei.
Il nuovo studio ha analizzato 673.940 strutture totali, tra cui:
• 541.970 siti di pozzi a bassa produttività
• 121.824 siti di pozzi non a bassa produttività
• 4.431 stazioni di compressione per raccolta e potenziamento
• 2.093 stazioni di compressione per trasmissione e stoccaggio
• 919 impianti di lavorazione
• 3.153 focolai di combustione rilevati dal database satellitare VIIRS
La stragrande maggioranza di queste strutture emette meno di cento chili di metano all’ora, ma nel loro insieme contribuiscono al 70% delle emissioni totali di metano. Per una gestione efficace delle emissioni di metano, è essenziale tenere conto di queste fonti.
Diverse regioni, scenari differenti
Nella maggior parte delle nove principali aree di produzione petrolifera e di gas negli Stati Uniti, la quota di emissioni provenienti da strutture con emissioni inferiori ai cento chili all’ora è ancora più alta rispetto alla media nazionale del 70%:
• Nel Permian, Appalachian e Eagle Ford, questa percentuale sale a circa 80%
• Nel San Joaquin Basin, dominato dalla produzione petrolifera, si avvicina al 90%
• I bacini di Anadarko e Bakken mostrano percentuali inferiori alla media nazionale, ma le strutture con basse emissioni rappresentano comunque circa il 60% delle emissioni totali
Le emissioni totali stimate per tutti i bacini degli Stati Uniti continentali indicano un tasso di perdita del 2,4% rispetto alla produzione totale di gas naturale, più del doppio rispetto ai dati riportati dall’Inventario dei gas serra dell’EPA per i sistemi di gas naturale e petrolio nel 2021. Le nostre stime sono in gran parte in linea con i risultati di sei studi precedenti su sette, che hanno utilizzato dati satellitari (GOSAT e TROPOMI) per stimare le emissioni nazionali di metano dal settore petrolifero e del gas statunitense, con una media combinata di tredici milioni di tonnellate all’anno.
A livello regionale, i nostri risultati concordano con dati raccolti da campagne indipendenti di telerilevamento aereo, tra cui MethaneAIR e altre piattaforme aeree, nei principali bacini petroliferi e del gas statunitensi.
Implicazioni politiche importanti
Sebbene il nuovo studio si concentri sugli Stati Uniti, ulteriori ricerche suggeriscono schemi simili in altre regioni di produzione di petrolio e gas a livello internazionale. Comprendere il totale delle emissioni dei bacini petroliferi e del gas, la loro distribuzione a livello di sito e il contributo di fonti grandi e piccole ha implicazioni dirette per le politiche di quantificazione e mitigazione del metano.
Piattaforme aeree o satellitari focalizzate sulla rilevazione di grandi fonti puntuali possono localizzare rapidamente le fonti più concentrate, fornendo dati preziosi per una mitigazione immediata. Tuttavia, lo studio evidenzia l’urgente necessità di approcci complementari, per costruire un quadro più completo delle emissioni totali.
Se l’obiettivo è una riduzione significativa delle emissioni, in linea con gli impegni del settore e le politiche ufficiali, è fondamentale che le strategie di monitoraggio tengano conto del contributo sostanziale delle fonti di piccole dimensioni. Le nuove tecnologie oggi disponibili consentono di quantificare con maggiore precisione le emissioni totali e di monitorare le variazioni nel tempo, garantendo così un’azione più efficace nella lotta contro il cambiamento climatico.