“Abbiamo bisogno dell’euro digitale anche perché le banche ne hanno bisogno per contrastare il processo di disintermediazione che è già in corso ed è pericoloso. E tra le ragioni se ne aggiunge ora un’altra, la volontà della nuova amministrazione americana di accelerare nel rafforzamento della leadership nella tecnologia finanziaria“. Lo ha indicato il membro del board Bce Piero Cipollone, a una conferenza dell’Institute for law and finance, a Francoforte.
Cipollone ha citato testualmente il recente ‘ordine esecutivo’ di Trump sui ‘digital asset’, laddove si afferma la volontà di ‘promuovere e proteggere la sovranità del dollaro statunitense, anche attraverso azioni volte a promuovere lo sviluppo e la crescita di ‘stablecoin’ (criptovalute) legali e legittime basate sul dollaro in tutto il mondo’. Ciò che è importante, dice Cipollone, ‘è proprio il riferimento a un’azione che riguarda tutto il mondo’.
Cosa che richiama la necessità per l’area euro di essere molto attenta agli effetti di tale politica sulla propria sovranità monetaria e finanziaria.
Cipollone ha, inoltre, ricordato che attualmente il 99% delle criptomonete è denominato in dollari americani e questo spiegherebbe il senso della situazione in corso. “Il problema più grande che abbiamo attualmente è che manca il senso di urgenza nella creazione dell’euro digitale. Ultimamente ho letto un rapporto dell’associazione bancaria tedesca e sono stato positivamente sorpreso quando ho letto che condividiamo fondamentalmente le ragioni (dell’euro digitale) per difendere l’autonomia strategica, la sovranità (europea), lo vediamo come un bene comune e questo è un indubbio miglioramento solo rispetto a un anno fa. E se concordiamo sul perché concorderemo, anche sul come“.