Le spinte verso il protezionismo e la divisione in blocchi non sono la soluzione ai problemi anzi, “Porterebbero a perdite di efficienza e di benessere per tutti” afferma il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nel corso di un seminario dedicato al sistema di scambi frammentato.
“Dobbiamo evitare l’illusione che misure protezionistiche standard siano la soluzione ai nostri problemi“, afferma Panetta che usa la metafora del coltello da cucina utilizzato per una complessa operazione chirurgica. “L’economia globale è estremamente complessa nei suoi commerci, investimenti e interconnessioni finanziarie. Tentativi di dividerla in blocchi contrapposti farebbe più male che bene“.
C’è anche l’effetto di aggiramento dei blocchi da considerare una barriera tra due parti farebbe emergere una terza parte che triangolerebbe gli scambi “aumentando i costi e riducendo la trasparenza“. Una strategia di de-risking in quest’ambito, osserva Panetta, dovrebbe basarsi su quattro pilastri: informazione, innovazione, flessibilità e cooperazione internazionale.
Panetta porta l’esempio delle materie prime critiche.
Con una migliore informazione si può identificare meglio e monitorare le vulnerabilità nella disponibilità di queste materie prime. L’innovazione, secondo pilastro, può con la ricerca scientifica portare allo sviluppo di materiali e tecnologie alternative. La ricerca può essere finanziata in parte con partnership pubblico-private e un ruolo possono averlo gli organismi multilaterali come la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).
Le politiche flessibili, poi, consentono di adeguarsi ai cambiamenti oggi non prevedibili. Infine c’è la cooperazione: va resa realmente globale per ottenere i maggiori benefici. Panetta ricorda delle stime secondo le quali la frammentazione costerebbe, nello scenario peggiore, oltre il 6% del pil mondiale. Di fronte alle difficoltà di rendere globale la cooperazione, aggiunge Panetta, ha senso rafforzare la cooperazione “tra Paesi che la pensano allo stesso modo“.
La ricompensa in questi casi è alta come è avvenuto tra gli Stati Uniti e l’Europa per la catena di fornitura dei vaccini contro il Covid-19. L’Europa, ricorda ancora Panetta, sta già discutendo nuove modalità di coordinamento delle politiche dei paesi membri. “Abbiamo bisogno anche di lavorare meglio con i nostri partner internazionali“. Ad esempio dovremmo rilanciare le discussioni sugli accordi commerciali e di investimento. Sulla politica industriale “un miglior coordinamento ci eviterebbe costose guerre di sussidi“.