È arrivato nei giorni scorsi il parere di precontenzioso dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), secondo cui, sebbene le stazioni appaltanti abbiano la discrezionalità tecnica di individuare il prezzo base di gara per il singolo pasto, negli affidamenti dei servizi di mensa hanno il dovere di rendere noto l’iter logico seguito per la determinazione del prezzo, o almeno fornire gli elementi che permettano di verificare la congruità di quanto determinato. Per stabilire l’importo, infatti, è opportuno fare riferimento a criteri verificabili, al fine di scongiurare il rischio di una base d’asta arbitraria perché manifestamente sproporzionata, con conseguente alterazione della concorrenza. La pronuncia dell’ANAC rappresenta un’ulteriore conferma della bontà delle posizioni che FIPE- Confcommercio e Angem sostengono ormai da anni: è indispensabile fornire alle stazioni appaltanti una linea di indirizzo univoca, imponendo meccanismi che garantiscano la congruità delle basi d’asta, clausole efficaci di adeguamento dei prezzi e verifica preventiva sulla reale disponibilità dei prodotti alimentari, in particolare i biologici, per tutta la durata dei contratti. Sotto questo profilo, bisogna considerare che a fronte di una sempre maggiore richiesta di materie prime biologiche, diventa ora più che mai necessario intervenire sulle basi d’asta, aumentandone gli importi. In altri termini, è necessario scongiurare scenari in cui le basi d’asta siano insufficienti alla copertura dei costi di produzione, che sono fortemente condizionati, tra l’altro, dall’aumento dei prezzi delle materie prime e del costo dell’energia elettrica e del gas naturale.
“Il parere dell’Anac rappresenta un elemento importante nelle interlocuzioni che Angem sta portando avanti a tutti i livelli istituzionali”, ha dichiarato Carlo Scarsciotti, Presidente di Angem. “Nonostante le difficoltà che il settore ha dovuto affrontare negli ultimi anni, dalla pandemia ai rincari, dai prezzi fissi ai contratti aggiudicati in periodo socio-economico più favorevole, abbiamo continuato a garantire un servizio pubblico essenziale, trasferendo sulle nostre aziende gli incrementi. Questa situazione – ha sottolineato Scarsciotti – non è più sostenibile. È necessario subito un adeguamento, che non deve essere scaricato sulle famiglie. In assenza di un intervento pubblico, però, l’unica soluzione percorribile è rivedere i contratti nei loro contenuti, superando le logiche passate del ‘tutto biologico’, che forse non ci possiamo più permettere, e tornare alla tradizione.”
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