- Presentati oggi, in occasione del primo kick-off meeting su “I Giorni del Benessere”, i dati dell’Osservatorio Wellfare, una piattaforma di ascolto diretto con le giovani generazioni creata dal CNG con l’obiettivo di guidare le istituzioni in una riflessione profonda sulle molteplici criticità legate alla salute mentale, relazionale, sociale, fisica e creativa dei giovani italiani.
- “I Giorni del Benessere” è il progetto ideato dal Consiglio Nazionale dei Giovani in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale per favorire percorsi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione, orientati al benessere fisico e mentale delle giovani generazioni.
Circa sei giovani lavoratori su dieci hanno sofferto di disagi perlopiù emotivi, ma anche fisici (nel 13% dei casi) sul luogo di lavoro, dovuti principalmente a esaurimenti emotivi da burnout o all’estrema pressione associata al carico di richieste di lavoro sui dispositivi mobili personali.
Sono questi i dati dell’Osservatorio WellFare – una piattaforma di ascolto diretto con le giovani generazioni creata dal Consiglio Nazionale dei Giovani con l’obiettivo di guidare le istituzioni in una riflessione profonda sulle molteplici criticità legate alla salute mentale, relazionale, sociale, fisica e creativa dei giovani italiani – presentati in occasione del primo incontro su “I Giorni del Benessere” che si è svolto presso la sede del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, alla presenza, tra gli altri, di: Maria Cristina Pisani, presidente del CNG, Francesco Marchionni, Consigliere di Presidenza del CNG e Rosaria Giannella,Coordinatrice per l’Ufficio delle Politiche Giovanili.
“I Giorni del Benessere” è il progetto ideato dal CNG in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale per favorire percorsi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione, orientati al benessere fisico e mentale delle giovani generazioni. La ricerca dell’Osservatorio, che indaga lo stato di salute psicofisico dei giovani a scuola, all’università e al lavoro, ha coinvolto circa 300 giovani dai 15 ai 35 anni provenienti da tutta Italia, con diversi livelli di scolarizzazione e diverse professionalità. In particolare, secondo il sondaggio, il 20% dei giovani intervistati ritiene sia necessario avere una maggiore flessibilità sugli orari lavorativi soprattutto attraverso una gestione del lavoro orientata per obiettivi specifici da raggiungere. I giovani suggeriscono alcune modalità per aumentare il benessere sul luogo di lavoro attraverso, ad esempio, la promozione di attività di supporto alla gestione delle pressioni quotidiane (19%), di prevenzione al benessere psicofisico (14,1%) e di supporto alla maternità (13,9%).
“Ansia, stress e nervosismo condizionano pesantemente la vita lavorativa degli under 35, anche a causa delle pressione sociale dovuta alle aspettative degli altri, e su questo i social media hanno avuto un impatto estremo e una grande responsabilità”, ha dichiarato Maria Cristina Pisani, presidente del CNG. “La società dei record straordinari, raccontati come ordinari, crea una pericolosa distopia tra il reale e il percepito, che può portare ad una serie di problematicità di salute mentale. La paura del giudizio, le aspettative e il senso di inadeguatezza sono infatti tra i principali motivi riportati come cause legate al senso di ansia, così come le incertezze per il proprio futuro e le scadenze impellenti nello studio e nel lavoro. Purtroppo, i recenti casi di cronaca ne sono una drammatica testimonianza. Dalla nostra indagine risulta che negli ultimi anni ben quattro giovani su dieci si sono rivolti a uno psicologo e altri due stanno pensando di contattarlo. Un segnale positivo che ci spinge ancora di più a non lasciare sole le nuove generazioni e costruire insieme a loro delle strategie di supporto integrato.”
Per quanto riguarda i giovani a scuola, secondo l’indagine circa il 92% dei ragazzi dichiara di avere a disposizione uno sportello psicologico all’interno del proprio istituto ma, allo stesso tempo, il 48%, quindi quasi uno su due, ritiene che la scuola non abbia informato adeguatamente gli studenti sulle opportunità di assistenza psicologica, interne o esterne alla scuola stessa. Inoltre, la quasi totalità della componente studentesca riporta di risentire fortemente dei livelli di pressione del proprio istituto per l’ottenimento di buoni voti.
Diversi, invece, i dati relativi all’università, dove gli sportelli di supporto psicologico sono ridotti rispetto alle scuole, risultando assenti per tre rispondenti su dieci. La pressione accademica è particolarmente sentita dagli studenti in relazione a un legame negativo con il proprio docente (una pressione sofferta dalla metà degli intervistati), a cui segue il peso di dover socializzare con i compagni di corso puramente al fine di mantenere delle buone relazioni professionali future (dato manifestato da più di tre universitari su dieci). In confronto a questi dati, l’ansia della competizione accademica e la paura di non realizzare le aspettative dei genitori sembrano dati minori. Sensazioni presenti per più di due ragazzi su dieci.