di Maurizio Pimpinella
Prendiamo una situazione pandemica ancora in piena, aggiungiamo l’elezione-evento (visto che si verifica di norma ogni sette anni) del Presidente della Repubblica, massima autorità politico-simbolica del nostro Paese, e uniamo a questi due elementi lo sviluppo recente che, anche in Italia, il digitale ha avuto anche a seguito dell’incidenza della pandemia. Oltre al nome del prossimo Presidente, stanno facendo, infatti, discutere le modalità con cui questo sarà scelto dai vari delegati riuniti in Parlamento in seduta comune, con la probabile esclusione di coloro i quali saranno impossibilitati a partecipare di persona alla votazione perché positivi al covid o in quarantena. Dal punto di vista sia numerico sia politico, l’assenza di almeno 50 grandi elettori potrebbe influire sull’esito dell’elezione, dal momento che la maggioranza è calcolata sugli aventi diritto. E, per la verità, già prima che l’elezione abbia luogo questo evento ha già il sapore dell’occasione mancata. Il diritto al voto è la più alta manifestazione di democrazia e di esercizio della cittadinanza che ci viene riconosciuto dalla Costituzione, e questo concetto vale tanto per i semplici cittadini quanto, a maggior ragione, per coloro i quali dovrebbero essere deputati ad eleggere il garante stesso della nostra Costituzione e dell’unità del Paese, ovvero proprio il Presidente della Repubblica. D’altro canto, l’idea di favorire l’adozione dell’i-voting per le elezioni amministrative e politiche è un progetto ormai diventato “quasi” vecchio, e anche nel luglio scorso il Ministro dell’interno Lamorgese – di concerto con quello della transizione digitale Colao – aveva adottato il decreto che individua le modalità attuative per l’utilizzo del Fondo per la sperimentazione del voto e dello scrutinio elettronico per le elezioni politiche ed europee e per i referendum. Quale occasione migliore, dunque, dell’elezione del Presidente della Repubblica per un esperimento pratico, in una situazione in cui pur in presenza di un voto segreto che sarebbe garantito il pericolo di “disguidi” è notevolmente ridotto rispetto ad altri tipi di elezione? Ricorrere al voto digitale permette, di fatto, di estendere il pieno godimento dei diritti civili e della democrazia a chiunque ne abbia effettivo diritto e non va in alcun modo percepito come una deminutio nell’esercizio costituzionale del voto ma, anzi, come un valido supporto che sostiene attivamente, e in modo affidabile, le nostre vite. È comprensibile che questa non possa essere una modalità di voto standard, né per elezioni di ampio respiro né in questa fattispecie ma, in presenza di una condizione eccezionale è dovere di ogni buona comunità pubblica di dotarsi degli strumenti necessari affinchè sia garantita la continuità delle attività in sicurezza.