Mastercard ha attivato più programmi a supporto delle startup, fra cui Early Stage è pensato per le esigenze delle realtà in fase di avvio, che non hanno ancora un modello di business ben definito. Early Stage è attualmente attivo solo negli USA mentre in Europa Mastercard ha preferito concentrarsi con Accelerate su imprese che hanno già mosso i primi passi, validato le loro idee e si trovano nella fase di scale-up.
Sotto il nome Accelerate ricadono tre programmi, a partire da Start Path, che ha già coinvolto più di 250 giovani aziende innovative, che aderendo hanno avuto accesso a risorse, competenze, soluzioni tecnologiche e soprattutto alla rete di partner. Ma cosa fa esattamente Mastercard per queste scale up? A spiegarcelo è Luca Corti: “diamo loro accesso alle tecnologie di Mastercard, sui pagamenti, sulla blockchain, sulla cyberscecurity e soprattutto ai clienti”. A questi si aggiunge la formazione. Non sotto forma di corsi strutturati, ma quasi una consulenza diretta. Chi partecipa a start path infatti accede a un “programma di sei mesi con una persona che li guida, gli garantisce l’accesso alle tecnologie, ma soprattutto lo porta dai nostri clienti, così da dargli visibilità“. In pratica, l’obiettivo è quello di creare le giuste connessioni fra investitori e startup per permettere a queste ultime di firmare nuovi contratti, e di crescere.
E, in certi casi, Mastercard investe direttamente sui progetti che considera più promettenti.
Sempre sotto Accelerate ricadono anche Fintech Express ed Engage. Il primo è pensato per le imprese innovative che operano in ambito finanziario e che hanno la necessità di scalare e aprirsi ai mercati esteri: Mastercard le aiuta a velocizzare i processi per ottenere le licenze e ad assicurare la conformità normativa. Engage, invece, è dedicato agli enabler tecnologici, e si tratta di aziende che solitamente già lavorano con Mastercard e sono alla ricerca di nuovi partner per potenziare il loro programma di internazionalizzazione. Fra le aziende che ne hanno beneficiato, Corti cita Revolut ed N26, realtà molto note nel mondo fintech.
Un ultimo programma, Developer, è destinato agli sviluppatori, che Mastercard supporta dal punto di vista tecnologico anche con strumenti non necessariamente legati ai pagamenti: realtà aumentata, integrazione con le API, chatbot.
Solitamente le scaleup selezionano uno di questi programmi ma non mancano esempi, come Revolut, che hanno seguito un percorso completo, aderendo a tutti.
Parlando con Corti è sorta spontanea una domanda: quali sono gli ambiti sui quali dovrebbero puntare oggi delle startup attive nel mondo del fintech? Prevalentemente, sono quattro secondo il manager: “Uno di queste è il buy now and pay later“. Praticamente, una formula di pagamento dilazionato, spezzettato in più rate, così da agevolare chi non ha grandi flussi di cassa. I venditori, in questo caso, pagano solo una piccola commissione. Come ci spiega Corti, il vantaggio di queste formule è che non sono ancora regolamentate in maniera pesante, fatto che garantisce alle imprese che vogliono sperimentare con queste soluzioni una maggiore agilità.
Un secondo ambito di grande interesse è quello dell’Open Banking, che ha avuto una grande spinta dalle direttive PSD2. “Il tema è passare dalla compliance alla monetizzazione: servizi messi on top alla connettività“. C’è poi molto fermento nell’ambito della trasformazione bancaria: gli istituti stanno infatti rinnovando i loro stack tecnologici, passando dai classici mainframe al cloud, ed è fortemente sentita l’esigenza di nuove soluzioni che supportino questo passaggio sia dal punto di vista tecnologico sia da quello, decisamente delicato, della conformità normativa. Sicuramente il cloud garantisce flessibilità, scalabilità e risparmio, ma la complessa regolamentazione del settore bancario rende l’adozione di questi sistemi piuttosto complicata.
Ultimo ambito dove c’è una grande attenzione è quello della gestione delle sottoscrizioni ai servizi, sia per le imprese sia per gli utenti finali. Oggi è normale infatti essere abbonati a decine di servizi digitali e, soprattutto in ambito aziendale, è molto facile perdere il controllo, magari tenendo attivi a lungo servizi ormai inutilizzati. Si sente quindi l’esigenza di nuove soluzioni che aiutino a tenere traccia delle tante sottoscrizioni in maniera semplice, da un’unico pannello di controllo.