Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Con l’ultimo atto del Presidente del Consiglio dei Ministri, si è voluta dare un’ulteriore stretta alle attività produttive nel tentativo (ormai quasi disperato) di rallentare la diffusione del contagio del Covid-19.
Dal 25 marzo, quindi, giorno in cui il provvedimento entrerà ufficialmente in vigore molte alte attività rimarranno chiuse, anche, e nonostante, il parere dell’ultimo minuto degli industriali che si erano dichiarati contrari che ciò avvenisse.
A questo punto, cosa rimane aperto?
Premessa. Secondo il decreto rimangono aperte solo le attività strettamente necessarie e le loro filiere di riferimento.
Di seguito, le categorie ATECO che rimarranno aperte
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Professionisti ed edicole. Gli studi dei professionisti resteranno aperti (commercialisti, avvocati, ma anche ingegneri e architetti), così come l’intera filiera della stampa, dalla carta al commercio all’ingrosso di libri, riviste e giornali fino ai servizi di informazione e comunicazione. Oltre alle edicole, aperti anche i tabaccai, nonostante lo stop a Lotto e scommesse. Mentre le famiglie potranno continuare ad avere colf e badanti conviventi e pure a servirsi del portiere in condominio.
Agricoltura e alimentare. Per il decreto, continuano le attività per le coltivazioni agricole, dell’allevamento e della produzione di prodotti animali. Allo stesso modo continuano tutte le attività di pesca e acquacultura, nonché la fabbricazione di macchine per “l’agricoltura e la silvicultura”. Continua l’attività dell’industria alimentare e delle bevande, così come la fabbricazione di macchine per questi settori.
Materie prime e petrolio. Continuano le attività per “estrazione di petrelio greggio e di gas naturale” nonché le “attività dei servizi di supporto all’estrazione di gas naturale e di petrolio”, come per esempio la raffinazione.
Industria tessile ferma a metà. Nell’industria tessile, chiudono le produzioni di “articoli di abbigliamento”, ma non quelle legate alla “fabbricazione di tessuto non tessuto, confezioni di camici, divise ed altri indumenti di lavoro”.
Industria chimica e farmaceutica. Procedono tutte le attività per la “fabbricazione di prodotti chimici, prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, articoli di gomma, articoli in materie plastiche, fabbricazioni di vetreria per laboratori, per uso igienico e per farmacia”.
Il lungo elenco della manifattura. Nell’industria manifatturiera più strettamente detta, è lungo l’elenco di ciò che resta aperto: fabbricazione di generatori, trasformatori e apparecchi per la distribuzione e controllo delle’elettricità; fabbricazione di spago, corde, funi e reti agli imballaggi in legno, fabbricazione di carta e di tutti i macchinari relativi.
Servizi pubblici primari. Non si fermano ovviamente chi lavora per assicurare la “fornitura di energia elettrica, gas, vaore e aria condizionata; “raccolta, trattamento e fornitura d’acqua”; “gestione delle reti fognarie”; “attività, raccolta e smaltimento dei rifiuti”.
Riparazioni e meccanici. In generale sono consentite le attività di “riparazione e manutenzione di macchine e apparecchiature”, l’installazione di “impianti elettrici e idraulici”, “manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli”, così come le attività degli auto e motoaccessori.
Call center e vigilanza. Non si fermano i call center, i servizi di attività di vigilanza privata e i sevizi connessi come i controlli da remoto di sorveglianza
Trasporti e consegna. Nel decreto viene consentita “sempre l’attività di produzione, trasporto, commercializzazione consentita e consegna di farmaci, tecnologia sanitaria e dispositivi medico-chirurgici nonché di prodotti agricoli e alimentari. Resta altresì consentita ogni attività comunque funzionale a fronteggiare l’emergenza”. Garantite, inoltre, le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale, previa autorizzazione del Prefetto. Le attività sospese, si legge nel testo, possono continuare con lavoro agile.