di Pierfrancesco Malu
Continuano i guai per violazioni della privacy per Google. L’ultimo della serie è stata la sanzione di 7 milioni di euro da parte del Garante della privacy svedese per la violazione delle norme relative al diritto all’oblio.
Secondo l’authority Google ha violato le disposizioni della General data protection regulation dell’Unione europea e per questo ha imposto una multa da 75 milioni di corone svedesi.
Le indagini si sono sviluppate in due tranche tra il 2017 e il 2018, riscontrando in entrambi i casi violazioni riguardanti le ricerche.
“Una parte importante dei diritti rafforzati per i consumatori garantiti dal Gdpr è la possibilità di chiedere di essere rimossi dai risultati delle ricerche. Abbiamo trovato che Google non è pienamente compliant con i suoi obblighi in merito a questo diritto di protezione dei dati personali”, ha dichiarato Lena Lindgren Schelin, direttore generale della DPA svedese.
Come si apprende da un recente articolo di CorCom, “Quando Google rimuove un risultato dalle ricerche ne dà notifica al sito verso cui quel link si dirige in modo che il proprietario del sito sa quale link è stato rimosso e chi ha fatto richiesta del delisting. Ciò permette al proprietario del sito di ripubblicare la pagina web in questione su un altro indirizzo web che apparirà poi in una ricerca sul motore di Google. Secondo il Garante privacy svedese questo procedimento rende inefficace il diritto dell’individuo a veder rimosso un certo risultato di ricerca che lo coinvolge”.
“Nel suo modulo per la richiesta di delisting Google afferma che il proprietario del sito sarà informato della richiesta di delisting in un modo che potrebbe scoraggiare le persone a esercitare il loro diritto a essere tolti dai risultati“, afferma l’avvocato. “Google non ha fondamento legale per informare i proprietari dei siti quando i risultati di ricerca sono rimossi e dà alle persone informazioni fuorvianti attraverso il suo modulo di richiesta”.