Chi pensava che l’attacco del Governo cinese alle big tech si fosse concluso con il pagamento della clausola di solidarietà sociale da parte di Alibaba o l’attacco alle imprese di videogiochi si sbagliava di grosso. La verità è che i regolatori cinesi intendono frantumare il dominio delle imprese tecnologiche in ogni loro settore di attività e sostituirsi quanto più possibile. Alibaba sembrerebbe poi essere quella maggiormente sotto il tiro visto che l’ultima richiesta è di operare con lo “spezzatino” della app di Alipay, vero e proprio must dell’economia dei pagamenti cinese assieme alla concorrente WeChatPay. Si tratta di una sorta di dazio che viene richiesto per tornare ad avere accesso ad alcune delle principali attività di sviluppo finanziario. Come riporta Milano Finanza di oggi, infatti, “Per riguadagnarsi la possibilità di un’ipo, la sorvegliata numero uno di Pechino, Ant Group, dovrà collaborare con il governo e riorganizzare il proprio business”. Secondo quanto indicato, Alibaba dovrà procedere a creare due unity separate: una per il credito e una per il consumo. A ciò, il Financial Times aggiunge che ” Ant non potrà più utilizzare i dati di proprietà per valutare la solvibilità dei clienti”.
Tuttavia, secondo i commentatori esteri la richiesta del Governo cinese non rappresenta un segnale del tutto negativo. Anzi, potrebbe trattarsi del viatico per la IPO lasciando il controllo della joint venture in fase di costituzione in mano ad Ant dal momento che la controparte non è specializzata nel settore scoring. Il tutto, ovviamente, sotto la grande ombra del Partito.